Trovo un po’ pretestuosa la polemica sui lavori nella piazza d’armi davanti al Maniace. Ho visto il rendering del progetto e mi è piaciuto. Ne ho apprezzato la semplicità e l’effetto d’insieme che non snatura il luogo ma anzi, lo migliora. Ho immaginato una piazza piena di gente, i turisti seduti dopo la visita al Castello, i dipendenti regionali con gli occhi fissi sull’orologio per chiudere tutto quanto di loro competenza e scappare a casa, le aiuole curate, lo spazio per i bambini, un tramonto con uno scorcio
mozzafiato e un cocktail fatto bene, come nelle più belle città del mondo. Il cocktail è una metafora: nel resto del mondo, miscela codificata di elementi in equilibrio; a Siracusa (tranne le dovute eccezioni), aggregato casuale di sostanze diverse. Se sei amico del barman, quello ti cafudda due litri di gin pensando di farti un piacere; se sei o sembri un turista sprovveduto ti capita un bicchiere sbeccato o un drink senza ghiaccio. Ma perché in questa città non si riesce mai a trovare un equilibrio tra il gin, il ghiaccio e la tonica? Tra lo sfruttamento senza scrupoli e l’abbandono? Tra il bene comune e il rendiconto privato? Tra la polemica legittima e macchina del fango? Io non so come andrà a finire questa storia, mi piacerebbe dare per scontato che la realizzazione finale rispecchierà il progetto approvato dalla Soprintendenza e che nessuno stia commettendo degli abusi. Ma questa è Siracusa e il dubbio lo chiariranno solo i tecnici e non i moderatori dei forum sui social né i trombati alle elezioni passate. L’idea di una piazza aperta a tutti, con dei servizi per chi la fruisce, con affaccio sul mare e vista sul meraviglioso Castello Maniace a me sembra una conquista per tutta la città. Se la cosa dovesse trasformarsi in un pauroso ecomostro, tavolini e sedie spaiate, fritto misto e piatti di plastica, l’ennesimo ristorante con produzione intensiva di feto e olezzi, orrenda musica da discoteca tutte le sere, beh, ci sarebbe di che incazzarsi e chi la gestisce dovrebbe risponderne alla città. Non sarebbe quindi il caso di chiedere delle rassicurazioni sull’aspetto qualitativo della faccenda? Perché signori, il canone annuale che pagate è irrisorio e un punto di ristoro in quel sito strategico, 15.000 euro li tira su in un attimo. Per cui, gentili gestori vincitori del bando del Demanio, impegnatevi a garantirci la qualità, garantiteci uno standard da città europea, garantiteci una programmazione culturale di alto livello (questo lo state già facendo), garantiteci il rispetto di quei luoghi e di non ammorbarli con oli esausti e scorcie di cozze, garantiteci un spazio aperto a tutti e non sottomesso alle logiche commerciali dell’introito ad ogni costo, garantiteci, se siete in grado, un gin tonic fatto come si deve.