Dottoressa Angela

Che poi quando ho conosciuto Susie io avevo un sacco di preconcetti, invece dopo qualche giorno eravamo già amici per la pelle. Era divertente, amorevole, testarda, pasticciona e diabolica.  Ossessionata dal cibo, ghiotta di cucina tradizionale, negli anni ha masticato scarpe, occhiali, mobili e un cellulare HTC. Le hanno dato del “temibile cane maculato” e della “fuorilegge” ma per noi era la Dottoressa Angela, laureata in furto con destrezza. Le avevamo voluto attribuire questo titolo accademico ad honorem per la sua incredibile  scaltrezza. Era capace di rubare qualsiasi tipologia di cibo in qualsiasi situazione e per proteggersi dai sui blitz occorreva inventare sempre nuovi stratagemmi difensivi ma era solo questione di tempo. Quando pensavi, per esempio, di esserti messo al riparo dagli scempi perpetrati ai danni della spazzatura, con l’acquisto di un nuovo bidone con un tappo a vite, lei imparava a svitarlo, come se avesse avuto i pollici opponibili. Era capace di tutto e anche quando stava tranquilla a sonnecchiare in realtà stava tramando qualcosa.

Una volta, mio suocero ricevette un pacco di Natale da non so che emirato arabo, una specie di cassapanca di vimini strapiena di ogni ben di dio: dolci zuccheratissimi, spezie, latte di cammella, caffè, tè alla menta, acqua di rose e una quintalata di datteri intrecciati. La Dottoressa Angela sembrava stranamente disinteressata, se la faceva alla larga, giocherellava con il suo osso solo per fare abbassare la guardia. Il pacco, alleggerito dai prodotti di uso comune, fu riposto in uno stanzino e di fatto, dimenticato. Poi nel corso delle settimane a seguire, cominciarono a comparire degli strani fili d’erba secca lungo il corridoio. All’inizio nessuno ci faceva davvero caso, poi questi rametti diventarono sempre più numerosi. Susie stava nel suo ciambellone e sembrava che la cosa non la riguardasse. Poi una notte, mia suocera la vide uscire con fare sospetto dallo stanziano dove era stata riposta la cassa di vimini. Entrò, accese la luce e tutto sembrava in ordine, la cassa era integra e appoggiata al muro. Si sporse per vedere meglio e notò ancora uno di quei fili d’erba secca, spostò la cassa e si accorse che dietro c’era un buco. I datteri erano spariti. La Dottoressa Angela aveva lavorato nel cuore della notte per aprire quel buco, ogni sera, come in Fuga da Alcatraz, dopo aver scavato, rimetteva la cassa al suo posto, spingendola contro il muro per non attirare sospetti. In questo modo riuscì a mangiarsi una cosa come un chilo di datteri, era fiera di sé.

Aveva due occhi color nocciola, profondi, espressivi e il terrore dei tuoni. Se poteva, con passo felpato, tentava sempre di salire sul letto e dormire ai piedi. Negli ultimi anni la malattia e la vecchiaia, l’avevano scalfita, limitando la sua vitalità e il numero dei furti e delle rapine. L’arrivo di Bruna le aveva ridato un po’ di energia, Susie le andava dietro, Bruna rideva, diceva “gnam, bau” e sganciava un sacco di biscotti. Poi ieri si è addormentata e ha smesso di soffrire. Addio Dottoressa, è stato un piacere. 

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