Freschissimo

Buongionno, preco…

Buongiorno, volevo del gambero di nassa

Pronti, u megghiu ca c’è…

Ma è fresco, di oggi?

Fresco? questo pure cruto se lo può manciare oppure con canticchia di sassacocchitel…

Ritorno al futuro

Bombe nei negozi, furti con scasso, moto come arieti che distruggono le vetrine, intimidazioni ai commercianti, abusivismo sfrenato, sensazioni di impunità e ingiustizia. Sembra di essere tornati agli anni ’80, quando c’era la Sagea in viale Tisia e una volta a settimana un boato squarciava il silenzio della notte. Malacarni con macchinoni fiammanti, piazze di spaccio debellate un giorno e attive l’indomani, fuochi d’artificio a festeggiare scarcerazioni, partite di stupefacenti, alleanze e vittorie sui rivali. Ci indigniamo quando i giornali ci piazzano agli ultimi posti per la qualità della vita, perché noi abbiamo il mare, il Teatro greco e la granita di mandorla, ma quei dati invece, raccontavano molto bene anche tutto questo. Di questo passo, chissà, forse torneranno anche i cassonetti per strada.

Aspettando che qualcuno che amiamo esca da Zara

Il caos in Ortigia è impressionante, offensivo: auto ovunque, doppie e triple file, posteggiatori abusivi, venditori abusivi, bancarelle, palloncini, tavolini e sedie spaiate. Sono tornato a casa, ho aperto la porta del bagno e dentro c’era una famiglia di francesi che cercava di posteggiare di sbieco una Citroen a noleggio. Sul parabrezza un foglietto: “Ospiti B&B Splentor”.

La polemica sulla situazione in cui versa Ortigia e sulla sua vivibilità è diventata ormai stucchevole ed inutile. Il male ha trionfato sul bene imponendo confusione, sciatteria e maleducazione. Un terribile zibaldone di PM10 e fritti misti in olio esausto.

Le altre città si muovono dinamiche verso il futuro, mentre noi, restiamo fermi in coda al passeggio Adorno o parcheggiati con le quattro frecce in corso Matteotti, aspettando che qualcuno che amiamo esca da Zara.

Ma si può?

Ma si può diventare Capitale della cultura con le strade senza strisce pedonali? Scolorite, abbandonate, mai riprese, con le auto parcheggiate di sopra, con i vigili che non fanno le multe perché del resto, le strisce non si vedono, quindi… Provate ad attraversare, fatelo spingendo un passeggino, nessuno si fermerà per farvi passare, nessuno. Gli incroci delle strade di Siracusa sono la fotografia spietata del degrado, dell’incuria e dell’imbarbarimento nel quale viviamo. Possiamo riempirci la bocca con Archimede e il teatro greco, spacciare per stakeholder quattro scappati di casa e godere del sostegno di Giardini Naxos, ma senza strisce pedonali… ma che capitale, ma quale cultura?

Consapevolezze

Egregio ristoratore non ho mai cenato da te né mai lo farò, ma la tua consapevolezza sugli effetti nefasti della crisi climatica mi ha profondamente colpito.

Sappiamo entrambi che il tuo ristorante fa schifo e questo è il motivo per il quale è sempre vuoto. Passandoci davanti indossando la mascherina, il primo istinto è quello di schiacciarsela sulla faccia  per non sentire il puzzo di cibo avariato che proviene dalla tua cucina. Per migliorare gli affari hai provato a differenziare e la mattina ti sei messo a fare servizio bar ma sempre con pessimi risultati. Ricordo ancora quando piazzavi quei due tavoli in mezzo alle macchine parcheggiate e con che amore li ornavi con quelle due tovaglie di carta nera, sempre loro, sempre le stesse, a trattenere gelosamente – come testimoni del tempo che passa e dei pochissimi clienti – la macchia di cappuccino del turista tedesco dell’aprile 21; lo sbuffo di crema al pistacchio del cornetto della bimba francese a giugno, le tracce di una granita di mandorla rovesciata per sbaglio e soprattutto le impronte delle zampe dei gatti del quartiere che sembravano delle rotte, da macchia a incrostazione, tracciate su una immaginaria cartina geografica.

Ad agosto hai tentato il tutto per tutto e hai aperto un gigantesco dehor, solo che inspiegabilmente non l’hai fatto come tutti gli altri, costruendo una struttura, delimitando lo spazio, no, tu hai srotolato una gigantesca moquette a pelo lungo sulla strada, hai recintato il tutto con dei vasi con piante moribonde e con alcuni rifiuti e ci hai piazzato tavoli, tovaglie damascate e mise en place spaiata. Purtroppo non è andata come speravi, Ortigia esplodeva di turisti e da te continuava a no sedersi nessuno. Che ingiustizia, eppure non sei così peggio di altri ristoranti che invece fanno il pienone. Tu devi avere accusato il colpo perchè a un certo punto, probabilmente demotivato, hai cominciato a parcheggiare il tuo Suv da ottantamila euro in seconda fila, di fianco ai tavoli, scoraggiando così quei i pochi che avrebbero malauguratamente potuto pensare di consumare un pasto da te.

Poi, il temporale, l’allerta meteo improvvisa, nefasta, la tua moquette che assorbe acqua a dismisura e si trasforma in un pantano, imprigionando nel suo pelo lungo, cartacce, mozziconi di sigarette, escrementi di animali che la furia delle acque ha trasportato lungo le strade.

il giorno dopo, un timido sole fa la sua comparsa tra le nuvole ancora cariche di pioggia, Ortigia ha una luce stupenda, il peggio sembra passato. Una comitiva di turisti attraversa la strada, sembrano indecisi, tu esci e li preghi di accomodarsi, dici cose come “Spezialität” e “Oliuchenit”, loro abboccano, si avventurano titubanti sulla moquette zuppa, i loro sandali e le ciabatte fanno “ciaf, ciaf, ciaf”. Le tovaglie di carta dei tavoli sono ancora inzuppate, ti prodighi per sostituirle ma non ne hai di riserva, allora opti per una soluzione “naked” senza tovaglia, e inizi a piazzare piatti e bicchieri sul tavolo ancora insivato dalla tovaglia di carta zuppa. I turisti mormorano. Cominci a servire dei fritti misti. Il pesce, o qualsiasi cosa sia stata fritta al suo posto, ha il colore dell’ebano, il limone è secco e il vino è caldo, in più, ad ogni passaggio tuo o del cameriere si sollevano sulla moquette piccole onde di fango e acqua sudicia che si infrangono sui piedi dei turisti. È come pranzare in una palude. Ti guardano sconsolati, un paio si lamentano, tu percepisci il loro disagio, ma pronto rispondi: “Mi dispiace assai ma puttroppo questi campiamenti climatici ci stanno ammazzanto… fritto misto però verigud ah! il migliore di Siracusa.”.

Chi ci mittemu no vaccino?

Siracusa, per imprimere una forte accelerazione alla campagna vaccinale, l’Agenzia Europea del Farmaco ha autorizzato Confcavallo e Assopanini a rilanciare la campagna “Chi ci mittemu no Vaccino?”.  Da domani, ogni utente che si farà inoculare il vaccino anti Covid-19 riceverà in omaggio una vaschetta di patatine con sassaemayoness e una Drecher da 33 cl., in più, conservando il tagliando e facendo il richiamo nei tempi previsti, si potrà partecipare all’estrazione del premio finale: 10 buoni per una cena completa per due, allo chef table da Nuccio.

Cerimonia e varo per “Pizzuto”

Bacino artificiale Villaggio Miano, varato dalle autorità cittadine “Pizzuto”, il catamarano che sfiderà “Oracle” per assicurarsi un posto in Coppa America. L’imbarcazione – capitanata dal Sindaco Italia – sfrutterà le forti piogge per immettersi nel canale di gronda di Epipoli e attraversando la città, raggiungere il mare.

Il “Nanno” in preordine

La pubblicazione del “Nanno col giubbotto blu” con Scatole Parlanti avanza spedita come Red Max in Wacky Races, La corsa più pazza del mondo. Da oggi il libro è in preordine e potete trovarlo qui. Sconosco il motivo per il quale qualcuno di voi potrebbe volerlo acquistare due mesi prima dell’uscita ufficiale, ma ormai, dopo i fritti misti solo con i calamari, il Corvo Glicine a 30 euro e le bandiere delle pace che fanno cambiare l’identità sessuale agli studenti delle medie, non mi stupisco più di niente. Piuttosto, colgo l’occasione per ringraziare Salvo Ferrara e Giuseppe Anzalone che hanno dedicato il loro tempo, il loro ingegno e la loro creatività alla realizzazione dell’immagine di copertina che mi piace assai e che ritrae il nanno per come l’ho sempre visto io: distinto e bastardo dentro. Per tutto il resto, vi tengo aggiornati…