– Utilizzate i soldi per le strade che sono un colabbrota
– Cuesti vencono e pretentono
– Ed e finita anche questa zona bella del siracusano con il confine tra fontane bianche arenella , Avola e’ noto , purtroppo la Sicilia è destinata a rimanere sottosviluppatta ed emarginatta .
– Sindaco del siracusa perche non pensa per i siracusani che lavorano in campagna e quelli dei paesi vengono a lavorare.
– Musumeci che schifo speranza buona fede conte grillo tutti bravi vero simeritano a testa scippata
– Quanta ignoranza divaga….
– Cassibile diventerà un paese africano..il business e sopra ha ogni cosa
– Noi paghiamo le tasse per dare benessere ha loro e io non pago mai suca
– Vai Ciccio finalmente puoi fare qualcosa oggi, c’è una struttura da inaugurare
– Ma cuè su pupazzo ca fascia?
– Cu musumeci ca ci fa i casi e mau mau, ora u paiseddu si po ciamari paiseddu re profughi.
– La belfa dei cretini ma non sapete che chi e stagionale il dottatore di lavoro deve dare alogio e mangiare io lo chiamerei ricatto allo stato e poi ho mi dai ho ti lascio a casa gli operai
– Italia tratitore degli italiani
– Ma picchi nun te puttautu a ta casa strunzu
– Certo sign Sindaco noi cittadini Siracusani non condiamo niente tutti quelli senza tetto che si arranciano vergognanti
– Schifo pensano ha loro invece di cacciarli nei suoi paesi e aiutare cuelli del paese
Programmazione, e sguardo al futuro, con queste parole il sindaco Francesco Italia ha voluto incontrare il Dott. Taddeo, il primo direttore generale del nuovo ospedale di Siracusa. “Abbiamo voluto bruciare le tappe – ha dichiarato Italia – e confrontarci da subito su come il nuovo ospedale potrà essere non solo un centro di eccellenza sanitaria ma anche casa comune e porta delle meraviglie per i sudditi del mio regno”. “Il Dott. Taddeo si è dimostrato un manager di altissimo livello e dalla caratura morale superiore e sono molto fiero che sarà lui, nel 2042, il primo, giovanissimo manager a dirigere il nuovo ospedale”. Il piano di studi del Dott. Taddeo, che al momento fa la quinta elementare, dovrebbe coincidere infatti con lo stato di avanzamento lavori dell’opera. Una bella responsabilità e un carico di pressione non indifferente per il giovane studente che si è detto sereno. “Tutto sta nel farsi assumere in Regione” ha dichiarato ai giornalisti accorsi. “Ringrazio il sindaco Italia – ha proseguito il Dott. Taddeo -anche perché, fare il direttore generale del nuovo nosocomio è sempre stata una mia passione, ma anche l’astronauta e il calciatore”. “L’incontrò di oggi è stato molto fruttuoso – ha concluso Italia – abbiamo rivisto il progetto e apportato delle piccole migliorie suggerite dal Dott. Taddeo, come le playstation in ogni camera di degenza, una stanza coi cuccioli, una piazzetta per correre con la bici, la promessa che nessuno sarà mai odiato o escluso e l’arcobaleno tutti i giorni”.
Firmato alla Borgata il documento che sancisce la nascita della Super Lega del Cavallo e Sbizzero. L’annuncio ha generato velocemente un sussulto negli organismi di Assopanini e Confcavallo e una grande e accesa discussione sui giornali, in tv e sui social network.
Quindici tra le paninerie su ruota più blasonate della città hanno firmato il documento e fondato la nuova lega del panino. L’essersi autonominati top food truck ha fatto storcere il naso a molti fruitori che si sono detti contrari a quello che considerano un circolo elitario.
Intanto, come da convenzione stipulata, i 15 paninari che parteciperanno alla Super League non pagheranno più il suolo pubblico e nemmeno la Tari e non potranno subire ispezioni dai parte dei Nas e dell’ufficio igiene. Ma le implicazioni e le conseguenze della Super League del Cavallo e Sbizzero sono soprattutto culturali e potrebbero stravolgere gli equilibri di alcune storiche ricette come il Maremonti coi funchetti o il Cortonblè con l’ogghiu re pipi, non viste di buon occhio dai paninari ribelli. In tanti ritengono addirittura che a uscirne radicalmente trasformato possa essere perfino l’utilizzo della sassaemayoness, cioè il condimento più richiesto al mondo, che oggi viene servito gratuitamente a tutti e domani potrebbe diventare a pagamento.
Sull’argomento è intervenuto anche il Sindaco Italia che ha dichiarato: L’idea di una Super Lega del Cavallo e Sbizzero per le paninerie più blasonate della città? Sbagliata e decisamente intempestiva. In questo settore così strategico, in questa eccellenza siracusana, la forza sta nella diffusione, non nella concentrazione. E nelle belle storie tipo Poldo.
Si torna a parlare prepotentemente di Pillirina ma ciò che potrebbe accadere a Punta Mola è solo la punta dell’Iceberg. Sono tanti i nobili, gli imprenditori e i sautafossi che hanno mire sul nostro territorio ma per fortuna sempre più cittadini si riscoprono ambientalisti e si organizzano in gruppi e fazioni per contrastarli. Scopri tutto quello che non ci dicono:
Conte Bollinger. Ha acquisito per usucapione l’intero club “a Fanusa” che ha intenzione di demolire e ricostruire decuplicando la cubatura ma con materiali più scadenti, massiccio utilizzo di cemento depotenziato e senza fognature allacciate alla rete. Il Nobile francese vuole internazionalizzare il contesto modificando il nome in “Le Club a Fanusà” e fare della nuova struttura, il faro per il turismo gay della provincia. Secca la presa di posizione della frangia di ambientalisti di estrema destra “Fanusa Pound” che oltre a puntare il dito contro lo scempio paesaggistico, attraverso il suo portavoce ha dichiarato un perentorio: “le famiglie alla Fanusa, i froci a Noto”. “Fanusa Pound” non crede nella giustizia amministrativa e vuole risolvere la faccenda alla vecchia maniera.
Barone Louis Roderer. L’imprenditore sbizzero ha messo gli occhi su un terreno fangoso sulla costa di Targia. L’appezzamento, che il piano regolatore destina a discarica sostanze stupefacenti, ha un minuscolo sbocco sul mare che inficia su una spiaggetta di 106 cm quadrati, dove è possibile stendere solo un telo per volta. Roderer ha intenzione di costruire un Hotel 7 stelle lusso. Scavate le fondamenta, settecentottantamilioni di metri cubi di calcestruzzo daranno corpo al sogno del Barone: un super hotel post industriale che darà lavoro a 300mila siracusani e 169mila bagnini. Il gruppo ambientalista “Drogati di ambiente” oltre a puntare il dito contro lo scempio paesaggistico, chiede a gran voce l’intervento di Comune e Regione per non perdere una delle ultime calette dove drogarsi in pace. Il Tar ha già espresso un parere positivo per poi ritrattare.
Arciduca Billecart-Salmon. Come recita il nome, è un grande appassionato di pesca sportiva al salmone che pratica con il tradizionale bastone in un bacino artificiale che si è fatto costruire a Wiltz, in Lussemburgo, estirpando una foresta secolare. Avendo decimato la popolazione di salmoni dell’intero nord Europa, Billecart-Salmon ha deciso di cambiare obiettivo e concentrarsi su mucco e scoppolaricchi. Ha acquistato, prima che venisse demolito, il ponte dei Calafatari che adesso vuole ricostruire e trasformare in una gigantesca diga. L’Arciduca è uomo di mondo e per tenere buona l’amministrazione comunale, ha promesso di intervenire anche sulla riqualificazione del Talete che vuole allagare periodicamente per creare l’ambiente ideale per la posa delle uova di pesce. Secco no dei comitati “Cavallo e natura” e “Posteggiatori verdi abusivi” che puntano il dito contro lo scempio paesaggistico e contro l’ottusa volontà di snaturare un tratto di costa da sempre adibito al commercio di carne di cavallo e all’estorsione sui parcheggi. Il Tar, per un vizio di forma, si è espresso in favore di Billecart-Salmon contestando agli ambientalisti di aver pagato il contributo unificato per l’istruzione della pratica esclusivamente con monete da 1 euro. Pronto il ricorso al CGA.
La Principessa Concy Carnemolla de Satihny. Ha ereditato la sua fortuna sposando sul letto di morte, il pluricentenario Principe de Satihny, grande mecenate di arte e persona d’immensa cultura con il debole per le semi analfabete con i seni prosperosi. La Principessa Concy Carnemolla de Satihny amministra il suo patrimonio affidandosi in tutto e per tutto a Totuccio, suo amante ed ex disoccupato con il pallino dei gratta e vinci. Totuccio l’ha convinta ad investire sull’acquisto del Castello Eurialo e a farne un centro benessere super lusso. In un turbinio di silenzi assenzi, di denunce a funzionari pubblici e di scoppi nei citofoni, il progetto è andato avanti sino alla posa della prima pietra, che è avvenuta nel corso di una cerimonia solenne a cui erano stati invitate tutte le teste coronate del pianeta, casate nobiliari e rampolli dell’alta società ma a cui ha partecipato solo la commessa di Kent. Il gruppo cattolico ambientalista “Dio non perdona”, capeggiato da Padre Birrica, ha puntato il dito contro lo scempio paesaggistico sottolineando la futilità e l’effimero dei centri benessere da sempre fautori della cultura dell’apparire, distante anni luce dalle sacre scritture. Il ricorso è stato presentato ma sia Totuccio sia la Principessa Carnemolla de Satihny continuano a cestinare le notifiche scambiandole per solleciti di pagamento del canone Rai.
I Visconti Joseph e Laurent-Perrier. Imprenditori illuminati, fratelli, i visconti Joseph e Laurent Perrier si occupano da più di un decennio di eco-business, proponendo strategie per la salvaguardia dell’ambiente. Sono stati i primi ad investire sull’agri business, l’eco building, la green mobility e la messa a punto di soluzioni di illuminazioni a elevata efficienza energetica. Joseph e Laurent hanno scelto Siracusa per passare con le famiglie qualche giorno di vacanza e hanno rilevato una piccola casa al mare abbandonata e in condizioni fatiscenti. Ristrutturata seconda le rigidissime regole del protocollo ecologico europeo Hal9000, i Perrier hanno creato un piccolo capolavoro ecosostenibile citato dalla stampa di settore e perfino in un articolo della Selvaggia Lucarelli. La cosa ha fatto andare su tutte le furie il Sig. Spinoccia, proprietario del villone di tre piani abusivo ed adiacente che ha sporto denuncia e fatto mettere i sigilli al cantiere. La nuova costruzione dei Perrier ha il limite di occludere allo Spinoccia la vista del negozio di alimentari all’angolo della strada. Inutili i tentativi di composizione bonaria. Il caso, per un cavillo, è passato al Giudice di pace che ha già rinviato al marzo 2027. I Perrier aspetteranno la fine del procedimento per vendere tutto e trasferirsi altrove.
Quando l’ordinario diventa straordinario, quando la riparazione di una buca diventa la notizia più importante della giornata, qualche domanda, forse, dovremmo cominciare a porcela. Ci pensavo oggi mentre, scendendo da viale Teracati, vedevo gli automobilisti continuare a spostarsi verso destra e schivare una recinzione che non c’era più. Era la forza dell’abitudine o forse la paura di precipitare nel vuoto. Alla fine non ha molta importanza, perché quello che conta è che dopo 5 mesi, la buca, il crepaccio, lo smottamento che si era venuto a creare all’indomani di quel fatidico temporale tipo Hill Valley di Ritorno al Futuro, in quell’intersezione nevralgica tra viale Teracati, via Romagnoli e via Costanza Bruno a Siracusa, finalmente non c’è più, è stata riparata una volta per tutte.
Certo, cinque mesi sono tanti, anzi sono troppi. In 5 mesi in altre città scavano e costruiscono una fermata della metropolitana, in 12 alcune tirano su un ponte, qui invece dobbiamo accontentarci di una buca che comunque, vista la situazione della rete viaria, non ci sputerei sopra.
Anche perché, in tutto questo tempo, si era sempre detto che la riparazione di quella buca non sarebbe stata un’operazione semplice, che lì sotto passavano condotte di tutti i tipi, che si sarebbero dovuti utilizzare macchinari particolari, gli infrarossi e tutta una tecnologia all’avanguardia e un know how che qui da noi scarseggiava e invece, in una mattinata, puf, fatto, un gioco da ragazzi.
Dal Comune hanno tenuto a precisare che il ritardo accumulato è stato dovuto ad una serie di sfortunati eventi, una cosa che avviene ogni duecento anni tipo Cometa di Halley, ovvero “il passaggio del servizio manutenzione stradale dall’ufficio tecnico al settore mobilità e trasporti a cui si è aggiunto pure l’affidamento del nuovo appalto e come se non bastasse, il passaggio di una condotta idrica, avrebbe richiesto un sopralluogo di Siam e addirittura l’interessamento di più uffici”, Insomma, una serie di sfighe che mancava solo il terremoto, l’inondazione e le cavallette, Ma poi, ma quanti uffici possono essere stati coinvolti per la riparazione di questa buca? 3; 21, 64? Ce lo dicano, che magari qualcuno superstizioso se li gioca pure questi numeri e vince una somma sfacciata.
Comunque, a me questa cosa degli uffici mi ha fatto tornare con la memoria ai tempi di scuola, quando la professoressa mi consegnava dei fogli e mi diceva: “scendi in segreteria e fatti fare delle fotocopie” ed io non aspettavo altro, perché uscire dalla classe e andare in giro per la scuola durante le lezioni è una delle attività più belle e formative che possano capitare ad uno studente e poi perché già sapevo che una volta arrivato in segreteria qualcuno mi avrebbe risposto: “Purtroppo oggi niente fotocopie, manca il tecnico”, ed a nulla valevano le spiegazioni o i tentativi di convincimento: “si mette il foglio, si chiude e si schiaccia quel bottone verde.” Niente, nisba, senza tecnico niente fotocopie. Ecco, mi sono immaginato una cosa del genere.
Ma come, nello Yin e nello Yang, bene e male si fondono e diventano un tutt’uno. La buona notizia è che quello che stiamo vivendo oggi lo leggeranno i nostri nipoti nei libri di storia, ed io voglio crederci con tutto me stesso, perché adesso, finalmente, pare che ci sia un nuovo metodo in città: stop agli interventi effimeri, stop ai “ripizzi” e allo spreco di denaro, si agli interventi più efficaci ed ai costi controllati.
La cattiva notizia è che i pensionati di Neapolis si sono indignati. Si erano organizzati per assistere alla manutenzione, avevano messo su un giro di scommesse clandestine sulla durata dei lavori e invece il cantiere è durato il tempo di un caffè. La vegetazione spontanea che era cresciuta come in “lo sono leggenda”, sull’asfalto recintato è stata estirpata e con lei quel cartello commovente che diceva: “Vergogna, da novembre 2020” che l’Amministrazione dovrebbe fare scalpellare su una targa di marmo da affiggere accanto alla tomba di Archimede, come monito per il futuro, affinché nessuno dimentichi.
Blitz in via Algeri, catturati i maiali, resta il porcile. Intervengono Assopanini e Confcavallo: “distribuirli come ristori ai paninari su ruota danneggiati dalla pandemia”. Secco no del Comune che replica con Burti: “marchio DOP per il Maialino di via Algeri, vera eccellenza siracusana” e Granata: “in progetto una grande mostra a palazzo Montalto dal titolo “La luce del suino” e un premio letterario “Porci & Zauddi” da tenere a settembre al Teatro Greco”. Le associazioni animaliste chiedono a gran voce il rilascio degli animali o la loro collocazione in un contesto degno. Si fa sempre più strada il progetto che mira a trasformare Villa Reimann in una fattoria educativa convogliando i maiali di via Algeri, le mucche della ciclabile, le pecore di Tivoli e un gruppo autonomo di galline fuggite dall’allevamento vicino al Malibù e attualmente ospitate dal Comune in alcuni alloggi Iacp.
Questa cosa della selezione musicale random di Spotify è spesso foriera di grandi soddisfazioni e a volte, quando l’algoritmo si inerpica sui sentirei della nostalgia, riporta a galla dei ricordi nascosti. Ieri, al tramonto, mentre facevo una passeggiata dopo il lavoro, è partita in cuffia “Get in the Ring” dei Guns n’ Roses che non sentivo da più un decennio ed è stato come se stessi percorrendo quello stesso lungomare in sella al mio Sì.
Sì, perché a 15 anni ho vissuto con i miei migliori amici, una vera e propria fase Guns n’ Roses, che consisteva nel riproporre il più fedelmente possibile le gesta e il repertorio della band californiana, per lo più in feste di compleanno, e balli di licei. Nulla era lasciato al caso: accordi, soluzioni armoniche e melodiche, pose, abiti, attitudine da rocker maledetti. I capelli lunghi erano il minimo sindacale, gli orecchini scontatissimi, quello che contava davvero erano i particolari, come quando trovai da Rubino, in viale Tica, lo stesso adesivo col teschio rosso, che Duff “Rose” McKagan aveva sul suo Fender bianco o quando Ignazio, dopo aver visto le foto di Axl Rose su un bootleg comprato da Cotton Club in via Roma, venne a scuola con degli attillatissimi leggings rossi, il chiodo sulle spalle, i capelli col frisè e una catenina che legava l’orecchino del lobo sinistro al piercing della narice. Una cosa stupefacente!
C’era questa regola non scritta secondo la quale, essendo Ignazio il frontman della nostra band, doveva rifarsi alla poetica di Axl Rose. A Stefano, per dire, toccava Steven Adler o il torpissimo Matt Sorum mentre io, nonostante all’epoca sfoggiasi una invidiabile chioma di ricci lunghi e setosi che mi avvicinava agli stilemi di Slash, dovevo guardare, controsenso e controvoglia, a Duff “Rose” McKagan. Questa suddivisione veniva riportata pedissequamente anche nella scelta dei brani da cantare perché nei Guns, alcuni pezzi erano appannaggio di Izzy Stradlin, il chitarrista ritmico e altri, appunto, di Duff. Così a me mi toccava cantare la sfacciata “It’s so Easy”, con il suo incedere punk e la ballatona ad effetto con la settima aumentata “So Blind”, tutta sbuffi e intimismo da due soldi.
Poi un giorno, Ignazio decise che anche noi dovevamo prendere una posizione sulla questione e che era arrivato il momento di affrontare “Get in the Ring”, un’invettiva irriverente e volgarissima contro la stampa prezzolata che scriveva menzogne su noi musicisti rock. Il brano aveva una parte centrale recitata, nella quale Duff – e quindi io – insultava pesantemente con ingiurie e volgarità assortite, Andy Secher di Hit Parade, Mick Wall di Circus! Kerrang e soprattutto Bob Guccione Jr di Spin, al quale venivano rivolti gli epiteti peggiori.
Per settimane ho ascoltato il brano, studiato e ripetuto fino alla nausea quelle parole per imparare a memoria il monologo turpe e incattivito e più parolacce c’erano, più cresceva in me la rabbia feroce contro questi pusillanimi. Guccione addirittura era entrato a pieno nella nostra Weltanschauung e veniva utilizzato per indicare nefandezze e carognate: “Minchia, a livello di Bob Guccione Junior!”.
Poi “Get in the Ring” alla fine non l’abbiamo mai fatta, non ricordo il motivo, forse, semplicemente avevamo virato verso gli U2 di Acthung Baby, non lo so, fatto sta che a me, nonostante abbia poi tralasciato la musica dei Guns, l’odio verso quei giornalisti e Bob Guccione Jr in particolare mi è sempre rimasto dentro: fermo, immotivato ed eterno. Poi una sera, per lavoro, nel backstage degli Aerosmith me lo sono trovato davanti, lui, Bob Guccione Jr in persona. Cioè, erano tutti in fibrillazione e dicevano: «è arrivato Bob, è arrivato Bob». Ovviamente non era nemmeno accreditato tra la stampa, era lì come ospite della band, magari era in vacanza da quelle parti, chissà. Sì perché Bob non è esattamente solo un giornalista, è un editore che ha fondato decine di magazine e figlio di quel Bob Guccione Senior, ideatore di Penthaouse, per dire.
Dentro di me ero molto combattuto, lo guardavo con sospetto mentre mi risaliva tutto l’odio e il disprezzo che mi avevano inculcato i Guns n Roses quando ero adolescente. Poi, tra una cosa e un’altra mentre il live era quasi al termine, ci siamo ritrovati insieme davanti ad un enorme frigo pieno di birra dello sponsor. Solo che il frigo era stato ricaricato da poco e le bottiglie al suo interno non erano ancora molto fredde, lui era davanti a me e ha cominciato a tastarle tutte per scegliere quella con la temperatura migliore. Io lo guardavo e pensavo: ma guarda che stronzo questo, i Guns avevano ragione da vendere, “You want antagonize me? Antagonize me motherfucker!? Get in the ring motherfucker and I’ll kick your bitchy little ass!”. Alla fine ne ha trovate un paio e una me l’ha porta con un gesto di una gentilezza disarmante. Io ho subito pensato a un tranello ma lui ha detto una cosa che mi ha spiazzato, tipo: «first who works», ora non mi ricordo precisamente, insomma, il senso era questo e io mi sono sentito mortificato e avrei voluto chiedergli scusa per tutte le volte che gli saranno fischiate le orecchie per gli insulti e gli improperi che gli arrivavano dalla mia cameretta di Siracusa, allora ho sorriso stupito, l’ho ringraziato e gli ho detto: “Mr. Guccione, very very kind of you» ma lui era stato già risucchiato in un capannello di altre persone e si vedeva che tutti gli volevano bene e io avrei voluto chiamare Ignazio, contattarlo in qualche modo per dirgli che ci eravamo sbagliati e che Bob era un picciotto a posto, ma Ignazio non lo sentivo da anni e non avevo idea di dove fosse, non lo so nemmeno adesso, dice che fa surf in Namibia, o una cosa così.
Succede che dato il numero di contagi, il Comune di Solarino, con decreto del Presidente della Regione, viene posto in zona rossa. Immediatamente, il sindaco Sebastiano Scorpo, attraverso una serie di dirette social sui canali istituzionali, informa i cittadini di quanto avvenuto e con calma tibetana, si prodiga in spiegazioni e indicazioni sulle nuove regole da seguire: attività commerciali, ristoranti, scuole, spostamenti, nulla è tralasciato. Per rendere la cosa ancora più chiara e dipanare le ombre del sospetto in alcuni concittadini, arriva a fare di conto e svolge, passo dopo passo, le operazioni matematiche che hanno generato il coefficiente responsabile di questa stretta: prendiamo questo numero, moltiplichiamolo per l’altro, dividiamo per quello e otterremo il risultato. Una cosa che neanche il maestro Manzi con “Non è mai troppo tardi” sul primo canale, nel 1958. Tutto molto lineare, senonché il popolo social non l’ha presa benissimo ed è cominciato il solito turbinio di offese, oscenità, teorie strampalate, complotti e bestialità assortite. Gli utenti che commentano le dirette del sindaco Scorpo sono divisi in due schieramenti che si fronteggiano come italiani e austriaci sul Piave.
Ormai è una cosa molto comune, non c’è argomento, non c’è situazione che non provochi, una volta data in pasto ai social network, rigurgiti di rozzezza e di violenza verbale. Siamo tutti scoraggiati e quasi assuefatti a questa prassi tanto che molti, proprio per non doversi trovare nella spiacevole situazione di dover rispondere, argomentare, obiettare o semplicemente confrontarsi, preferiscono astenersi, lasciando di fatto il campo a questi barbari.
Leggendo i lunghi thread delle dirette del sindaco Scorpo invece, il paradigma sembra rivoltato, un “upside down” tipo Stranger Things ma con “bene” e “male” capovolti.
Sono tanti gli utenti che rispondono colpo su colpo alle ingiurie, alle accuse immotivate, agli insulti e alle notizie destituite di qualsiasi fondamento. È una guerra di logoramento: da una parte i cosiddetti haters che vomitano insulti e distribuiscono responsabilità – il Sindaco ha dichiarato che procederà a denunciare uno ad uno gli utenti che sono andati ben oltre le critiche, sconfinando nella calunnia e nella diffamazione – dall’altra una vera e propria resistenza che argomenta con spirito critico e buon senso.
Una cosa a tratti commovente. Ne viene fuori una lettura intrigante di uno spaccato della nostra società. Tra tanti spiccano i commenti di Salvo, una sorta di novello Ferruccio Parri che non ne lascia passare una, informa, sensibilizza, confuta, chiede spiegazioni, ma sempre con un garbo e con un’ironia sottile fino a quando, dal nulla, non si materializza un utente che cita l’art. 16 della Costituzione: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Ne scaturisce un dialogo surreale che nemmeno Kurt Vonnegut in Mattatoio n.5.
Una cosa che a leggerla così, d’un fiato, ti si parano davanti i volti mortificati dei padri costituenti. Alla fine a nulla vale il rigore logico di Salvo, il nostro comandante è costretto a cedere: “Va bene – scrive con le ultime energie – mi hai preso per sfinimento. Buona Pasqua”.
Dall’altro lato, nemmeno l’onore delle armi. Ma non importa, la battaglia è stata persa ma combattuta con onore. E io me lo sono immaginato il comandante Salvo, dopo due ore di guerriglia semantica, con mitragliate di lettere sulla tastiera del pc, le imboscate dei congiuntivi, il fuoco di sbarramento dei complottisti ed i rastrellamenti dei No Vax. L’ho immaginato spegnere tutto, prendere fiato, tornare dalla sua famiglia e mangiarsi un pezzetto di uovo di pasqua, mentre in sottofondo, la musichetta di Topolino, come in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick e una voce fuoricampo dice: “Per oggi abbiamo scolpito abbastanza i nostri nomi nelle pagine della storia. Sono contento di essere vivo. Certo, vivo in un mondo di merda, ma sono vivo. E non ho più paura”,
A suggellare il tutto, il commento dall’Australia di Carmelo, che nemmeno un bravo sceneggiatore di Hollywood avrebbe saputo piazzare lì. Dice: “praying for a quick recovery for everyone in our little town. God Bless and stay safe”.
Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi: ho visto file di auto incolonnate ai bastioni di Cassibile e le teglie di pasta al forno e di scacciate con gli aiti trasportate alla Fanusa, ho visto lapilli di fuoco provenire da braci poderose e il fumo denso e pungente della diavolina affumicare le ombrose verande del Plemmirio. Ho visto sasizza sputtusata con la forchetta, i pipi ammuddicati e le mulininciane con la mentuccia balenare sulle tavole di Tivoli. Ho visto divorare cannoli di ricotta e intere guantiere di dolci con tanta foga da non risparmiare nemmeno i diplomatici; ho visto caffettiere da 32 tazze sul fuoco e stormi di colombe volare dentro stomaci di ferro. Ho visto litri di vino e cicchetti di amaro e di limoncello stordire gli uomini più vigorosi mentre le donne, stoiche, facevano la cucina. Ho visto lo zio Cammelo, 67 anni, 1 metro e 52 per 124 kg, alzarsi felino dalla sdraio, riceve in bagher, triangolare e schiacciare vincente alla partita di volley sul prato. E tutti questi momenti andranno perduti nel tempo come un foglio di stagnola trasportato dal vento in un parcheggio desolato di paninaro su ruota. È tempo di Zona rossa.