Si è spento a 92 anni Gutkowski Pulejo Loffredo Silvestro, Marchese di Cassibile. Archimete Pitacorico lo vuole ricordare con un Ansia di repertorio:
Siracusa, truppe del Marchese di Cassibile conquistano lido Sayonara.
– Ouh me frate, comu semu?
– Ciao xxxxxxxx, tutto bene, ammuttiamo…
– Sii ‘mpegnato?
– Sì, sto andando a inglese…
– No, ahahaha, a chi cazzu sturìi ancora ahahah u nglisi! Ahahaha. Mpegnato per le elezioni, picchi mi staiu cantitanto.
– Ah, bravo, e con chi?
– Ancora nun nu sacciu! Tu u voto mu runi?
– Mah… riparliamone quando sciogli la riserva.
– Nooo! A quale riserva, iu mi cantito ni na lista bona, titolare va…
– E fammi sapere…
– Mpare, ci conto ah? Vedi che dobbiamo risollevare sta città.
Io non lo so se la decisione di aprire Corso Umberto al doppio senso di marcia – nonostante con le auto in seconda e terza fila, si sia trasformato in un budello infernale tipo Vicolo Stretto del Monopoli – sarà una soluzione al traffico caotico in entrata a Ortigia o se, inconsapevolmente, aumenterà in maniera esponenziale il desiderio/perversione del siracusano di entrare in pizzeria con tutta la macchina e posteggiarla lì, di sbieco, dove ha sempre sognato, tra la porta del bagno e il frigo dei vini. Staremo a vedere. Quello che so e che il siracusano ‘sta Ztl proprio non la regge. Che sia estate o inverno, feriale o festivo, aperta o chiusa, autorizzato o no, non fa differenza, la stragrande maggioranza dei cittadini la vive con angoscia e tormento.
Certo, non va sottovalutato l’imprinting che il siracusano ha ricevuto in decenni di anarchia totale e che lo porta a considerare sconveniente qualsiasi forma di parcheggio che non sia accanto al luogo di arrivo. Per non parlare della superstizione secondo la quale, camminare a piedi uccide o può uccidere. Inoltre, il servizio navetta attuale è decisamente poco funzionale e non garantisce orari né fermate. L’unica volta che ho usufruito di una navetta, mentre mi accingevo, euro alla mano, a pagare il biglietto, un conoscente che era già sul mezzo mi ha chiesto: «ma chi sta facennu?». Io ho risposto candidamente: «u bigliettu». E lui di rimando: «ma picchi si paia?». Sono rimasto per pochi istanti interdetto, poi, una signora con le buste della spesa ha detto: «vulissi viriri se avissimu a paiare macari l’euro pi l’autobussi», sentenziando in poche parole il fallimento di un secolo di teorie sul terziario. Il fatto è che i siracusano pretende il servizio ma non vuole pagare affinché possa essere mantenuto e migliorato. Sconvolgenti, a questo proposito, i risultati della ricerca dell’Università romena di Mirello Crisafulli che hanno evidenziato come il siracusano in viaggio si trasformi, diventi meticoloso, studi piani tariffari, acquisti travelcard e cammini a piedi macinando chilometri su chilometri. Purtroopo, rientrato in terra aretusea, in meno di 48 ore, l’involuzione è repentina. Quando capiremo che attraversare Ortigia passeggiando è infinitamente meno faticoso e più suggestivo che infilarsi in un centro commerciale e macinare decine di chilometri di corridoi e di luci al neon, quest’isola avrà la sua naturale destagionalizzazione. Ci vuole poco per accorgersi che i chilometri che si percorrono dentro un centro commerciale, sono quasi il doppio di quelli che ci vogliono per raggiungere Piazza Duomo da un parcheggio fuori Ortigia.
Io non capisco una cosa: non hai studiato, sei entrato in una partecipata con una raccomandazione grande quanto una casa, hai bivaccato da un bar all’altro in orario lavorativo, hai sempre votato i peggiori, ti sei assicurato ingiustamente una pensione dignitosa, hai acquistato casa, auto e moto, non paghi il condominio da anni e secondo me, manco le tasse che non ti trattengono a monte e vuoi combattere il sistema marcio? Ehi, pss, te lo dico sottovoce… il sistema marcio sei tu. Di che cazzo di onestà vai blaterando?
L’inizio è sempre uguale: un vagare circospetto intorno al tavolo, un atteggiamento d’ironico distacco, un’occhiata nervosa ai camerieri in sala per intuire, un attimo prima degli altri, se il momento è arrivato. Non c’è nulla da fare, i buffet scatenano in ognuno di noi una brama di controllo e di potere. Niente deve sfuggire, nessuna pietanza può essere tralasciata.
Che tu sia cardinale, batterista di cover band, visconte, insegnante, grillino, imprenditore o consigliere comunale, non fa differenza. Davanti ai buffet diamo il peggio di noi. Siamo intransigenti con gli altri ma pronti a inserirci in controsenso; ci fingiamo gentili e serviamo la signora alla nostra destra solo per propinarle la porzione meno condita, scalciamo anziani e disabili, malediciamo parenti e amici fraterni. L’obiettivo è accaparrarsi il maggior quantitativo di cibo nel minor tempo possibile e chi si mette in mezzo lo fa a suo rischio e pericolo. I più talentuosi, li vedi già seduti a tavola intenti a mangiare quando tu non sei nemmeno a metà del giro e ti chiedi come diavolo possano aver fatto.
Io sono un po’ emotivo, lo riconosco, ma quando li osservo da lontano, mi emoziono ancora e vorrei farmeli amici, carpirne i segreti. La vita di per sé è un casino tremendo, sogni infranti, batoste, fallimenti, ma quando nello stesso piattino riesci ad impilare rondelle di salame, alici marinate, pipi ammuddicati e olive; dividere la caponata dalle cozze gratin; puntellare con triangoli di caciocavallo la montagna di pennette agli scampi, poggiarci sopra un architrave di salmone affumicato; decorarla con uno sbuffo di tentacoli di puppo; foderare il risotto di mare con le melanzane, non si scherza più: questo è talento.
Un ragazzo del Bangladesh, uno di quelli che vende le rose, viene ritrovato nei pressi di una orribile spiaggetta in viale Montedoro a Siracusa con la testa fracassata e in un lago di sangue. Il ragazzo – Bashar si chiama – è in condizioni critiche e viene trasferito in elicottero a Palermo. Un fatto di cronaca molto grave che colpisce la città e la comunità bengalese che, tra le altre cose, è una delle più tranquille. Nessuno sa cosa sia successo e nessuno ha visto niente. Su Facebook, specchio e anima della città, è già accozzaglia dei peggiori commenti: c’è chi gioisce perchè ‘sti bastardi si ammazzano tra di loro e chi si indigna e vuole sapere chi paga le spese mediche e il trasporto in elicottero di ‘sto negro; c’è chi prima gli italiani e poi gli africani (faglielo capire che in questo caso sarebbe asiatici) e quello che tira in ballo Pamela. I commenti normali sono in netta minoranza e vengono sovrastati da razzismo, frustrazione e meschinità assortite. Mi chiedo veramente in che città viviamo e se paura e ignoranza possano giustificare tutto ciò. Ma non era meglio quando vi vergognavate a scrivere, centellinavate gli interventi e usavate solo gli emoticon? Scusate la franchezza, ma siete proprio delle merde.