Dalle Carceri di Via Asti, Torino, 22.1.1945 – ore 24. Cara Pierina, amor mio, Domattina all’alba un plotone d’esecuzione della guardia repubblicana fascista metterà fine ai miei giorni. Ciò che voglio dirti in punto di morte, Pierina, è che tu sei stata il mio primo solo ed unico amore, e che se fossi vissuto ti avrei chiesta in isposa e ti avrei fatta felice. In queste ore, le più tragiche della mia vita, tutto il mio passato mi si para d’innanzi come sullo schermo di un film in una visione rapidissima. Tante, moltissime volte, durante questi anni che mi separano dal 30 giungo 1940 ripensai con nostalgia al nostro amore, d’ora, in punto di morte, prima di immolare la mia vita per l’ideale per cui da oltre un anno combattei nelle vallate alpine di questo ferreo Piemonte, sento il bisogno di concentrarmi un po’ per ripensare a te, amore mio. Addio, Pierina, ti auguro tanta felicità e ti auguro soprattutto di ritrovare l’amore senza il quale la vita non è vita. Addio Pierina, addio “addio piccola Piera del mio cuore” (ti ricordi questo è un endecasillabo della poesia che ti dedicai quando ci lasciammo ?). Ricordati sempre di me come l’uomo che mai cessò di amarti di vero amore. Un ultimo bacio tuo Pedro.
Buon 25 aprile a tutti, a quelli che hanno fatto la storia e a quelli che fingono che non sia successo niente; a chi fa distinguo ed a chi si sente equidistante. Buon 25 aprile a tutti quelli che canteranno Bella Ciao e a quelli che non c’è niente da festeggiare. Buon 25 aprile a chi oggi resiste come può, in Ucraina e in qualsiasi altra parte del mondo. Buon 25 aprile a chi la storia la insegna nelle scuole e tiene vivo il ricordo di chi ha sacrificato tutto per la libertà.

Il covo di via Asti sgominato
La caserma di via Asti che i fascisti repubblichini avevano trasformata in luogo di tortura resiste ancora. Sin dal pomeriggio del 26 aprile i Sappisti della 5a divisione garibaldina, unitamente ad un distaccamento della brigata “Matteotti”, l’avevano ripetutamente attaccata. La notte era sopraggiunta senza che i patrioti riuscissero ad espugnarla. Circondata tutta la zona, alle prime luci dell’alba erano ritornati all’assalto.
Una squadra di Sappisti trascina da corso Casale un cannoncino da 75/17, lo apposta in corso Alberto Picco ed inizia il tiro a zero sulla caserma. Distaccamenti volanti del Borgo Pino dalle case che fronteggiano la caserma, sparano con le armi automatiche. I fascisti assediati si difendono disperatamente e rispondono al tiro del pezzo da 75 col fuoco dei loro mortai; tentano poi una sortita verso corso Casale, appoggiati da due autoblinde, cercano di spezzare l’accerchiamento, ma non vi riescono. Alcune ore dopo ritentano con mezzi corazzati e l’impiego delle armi pesanti e dei mortai. Due Sappisti: Luigi Medico e Ernesto Moncalvo strisciando sotto il tiro della mitraglia nemica, raggiungono un carro armato e lo colpiscono con una carica di esplosivo, poi vi balzano sopra e scaricano i loro mitra nelle feritoie, fulminando l’equipaggio.
Il comandante sappista La Grutta invita i fascisti assediati nella caserma ad arrendersi, ne riceve un rifiuto. Il combattimento continua aspro. Le perdite sone gravi dalle due parti. Nel corso della giornata sono caduti nei ripetuti attacchi alla caserma i garibaldini Giovanni Berruto, Diego Martinetti, Gibellin, Renato Alciati, Oreste e Domenico Viarisio ed altri ancora; numerosi i feriti.
Scende la notte, i fascisti perduta ogni speranza di riuscire ad aprirsi un varco fuggono a gruppi col favore delle tenebre, alcuni vi riescono, altri cadono davanti alle postazioni partigiane. Una parte degli assediati riesce a fuggire attraverso un cunicolo segreto, indossando degli abiti civili. Prima di abbandonare la caserma i briganti neri non rinunciano ad un’ultima infamia: seviziano e massacrano il patriota Luigi Greco che tenevano prigioniero.
Pietro Secchia, “Le cinque giornate di Torino”
Ciao, e scusa l’invasione: per noi a Torino la caserma di via Asti è stata la porta dell’inferno.
Grazie per il ricordo.
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