Passeggiare in Ortigia è un incubo, farlo spingendo un passeggino è un vero inferno. Qualsiasi tragitto decida di prendere, non riesco a percorrere più di dieci metri su un marciapiede. Prima la cosa mi infastidiva e basta, camminavo veloce in mezzo alla strada, svicolavo tra le auto e andavo dove dovevo andare senza troppi patemi, adesso invece la mia percezione si è modificata. Le strade del centro storico oltre ad emanare un fetore nauseabondo, sono un susseguirsi di dehor di ristoranti, cacche di cane, topi morti, sparecchiatavola di ristoranti, cartacce insivate, menu del giorno di ristoranti pieni di refusi scritti su enormi lavagne di ardesia, carrellati dei rifiuti di ristoranti, cartoni di vini e di birra dei ristoranti ammonticchiati fuori, scooter dei proprietari dei ristoranti, furgoni dei fornitori dei ristoranti messi di sbieco con le ruote sopra i marciapiedi a tutte le ore. Per di più se un ristorante si trova sul lato destro della strada, posizionerà i suoi giganteschi contenitori dei rifiuti sul lato sinistro, distante dai propri coperti ma accanto al portone di un altro palazzo – tanto che cazzo me ne frega – occupando anche il marciapiede opposto. Ci sono vicoli che sono diventati a senso unico alternato, strade in cui non si può nemmeno passare e altre, che prima erano larghe e spaziose, dove tavolini e carrellati hanno creato delle vere e proprie strozzature, dei budelli informi e maleodoranti. Tutto questo al netto delle brutture estetiche, dello stile galeone dei Playmobil, dello shabby chic e di una regolamentazione comunale sbandierata ai quattro venti e mai attuata, alla faccia del decoro, della resilienza, dei luoghi dell’anima e della sostenibilità in tutte le sue declinazioni.
Io non voglio prendermela con una categoria in generale, lo so che c’è la gente per bene e che ha il diritto di lavorare ma tutti gli altri hanno il diritto di vivere in un posto civile e di poter camminare liberamente. Certe volte mi arrovello e mi danno perché credo di essere l’unico che si accorge di questo degrado e che città turistica non è sinonimo di sfruttamento selvaggio ma di regolamentazione, cura e decenza. Che peccato ridursi così, chissà se al Vermexio qualcuno ci pensa. No, credo proprio di no.
