Goodbye Dylan

Un giorno rivaluteremo la grandezza di Luke Perry, un attore con il volto scavato dalle rughe che per anni ha interpretato – riuscendo ad essere perfino credibile – un sedicenne problematico e milionario che viveva da solo, guidava una Porsche convertibile del 1964 e incredibilmente trascorreva le sue serata al Peach Pit.

1 commento su “Goodbye Dylan”

  1. Sono cresciuto negli anni 90, e quello è stato semplicemente il decennio di Beverly Hills 90210.
    Nel suo periodo di massima popolarità l’ho sempre guardato a spizzichi e bocconi, perché allora non avevo la costanza necessaria per seguire una serie tv giorno per giorno. Crescendo però questa costanza l’ho acquisita, e quindi intorno ai 20 anni mi posi un obiettivo molto ambizioso: guardare ogni singola puntata di Beverly Hills 90210, dalla prima all’ultima stagione. Ci misi 2 anni e 2 mesi, dal Settembre 2008 al Novembre 2010, ma alla fine ce la feci. E quando guardai l’ultima puntata, provai quel senso di vuoto che sempre ci travolge quando siamo consapevoli che sta finendo qualcosa di bello.
    Le prime 3 stagioni di quella serie tv sono un capolavoro assoluto; la quarta cominciò a mostrare i primi segni di cedimento, e dalla quinta in poi iniziò il vero e proprio declino. Tuttavia, il pubblico amava così tanto Beverly Hills 90210 che continuò a seguirlo per molti anni ancora, e infatti la serie chiuse soltanto alla decima stagione. L’ultima puntata andò in onda nel 2000, a decennio appena concluso: era un segno del destino, Beverly Hills 90210 aveva rappresentato appieno gli anni 90 e lì doveva restare.
    Il successo di questo iconico telefilm si spiega non soltanto con la qualità delle sceneggiature (davvero ottima, almeno all’inizio), ma anche con il fatto che per la prima volta dopo la chiusura di Happy Days una serie tv poneva gli adolescenti al centro della scena, e si focalizzava soltanto su di loro e sul loro mondo. Fino a quel momento (salvo rarissime eccezioni) in tutte le serie tv erano gli adulti gli unici protagonisti, e gli adolescenti erano soltanto dei comprimari che apparivano di sguincio in qualche episodio qua e là: Beverly Hills 90210 ribaltava questo schema, e ritraeva il mondo degli adolescenti con un’efficacia e un’esattezza davvero impressionanti.
    Era anche un programma che lanciava molti messaggi educativi: ad esempio, chi si comportava onestamente riusciva sempre a tirarsi fuori dai guai, chi sbagliava veniva sistematicamente punito, e veniva mostrato che c’è sempre una speranza di pacificazione, anche dopo i litigi più furiosi.
    Inoltre, la serie ha avuto il merito di introdurre i giovani a tanti argomenti di cui non avevano mai discusso con i loro genitori, perché questi ultimi si vergognavano troppo o non avevano gli strumenti per affrontarli: dalla sessualità all’uso delle armi, dall’omosessualità alla droga. Chissà quante adolescenti sarebbero diventate ragazze madri o quanti ragazzi sarebbero andati in overdose senza Beverly Hills 90210.
    Chiudo la mia analisi con un aneddoto. Una volta da bambino andai a casa della mia baby – sitter, e vidi sua sorella rapita davanti al televisore. Manco a dirlo, il canale era Italia 1, e il programma era Beverly Hills 90210. Io rimasi colpito dal suo sguardo estasiato, e le chiesi: “Perché ti piace così tanto?” Lei mi rispose: “Perché lì dentro c’è la mia vita”. Quanto aveva ragione. Grazie Beverly Hills 90210 per aver tradotto in immagini tutto ciò che noi adolescenti avevamo dentro. E grazie Luke Perry per essere stato una parte fondamentale di quell’incanto.

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