Quindi penultimi, subito prima di Crotone. La provincia di Siracusa continua la sua inarrestabile discesa verso il baratro. Ogni anno le varie classifiche sulla qualità della vita sono impietose e ogni anno c’è gente che si infastidisce e sostiene che qui si viva bene perché c’è il mare, la granita, il Teatro Greco, il lungomare di Avola, la pineta di Priolo e la sasizza di Palazzolo e che è tutta invidia e poi buttano la spazzatura per strada. Il fatto che non ci siano cinema, teatri, biblioteche, trasporto pubblico, che la criminalità dilaga, che il senso di impunità annichilisce, che chi dovrebbe vigilare è spesso complice, passa sempre in secondo piano. Stamane – mi sarei stupito del contrario – era di questo avviso anche la signora che ogni giorno porta il cane del figlio agli arresti domiciliari – un molossoide dolcissimo con un collare di cuoio e spuntoni di acciaio brunito – a fare i suoi bisogni sulla terrazza del Talete e ogni giorno dona alla società un paio di chili di merda. Quella merda è una metafora, che sedimenta lì, su lastrico solare di quell’ecomostro che è sempre al centro di un progetto di riqualificazione che non parte mai e che mai partirà.
