A parte il fatto che il concetto di “buone note” è talmente soggettivo da non aver alcun rilievo scientifico in nessuna discussione, neanche tra gli alunni delle scuole medie, mi convinco sempre di più che la querelle “Concerti al Teatro Greco di Siracusa” sia l’ennesima farsa alla matalotta fatta di regolamenti farraginosi, burocrazia pachidermica, relazioni di parte, scorciatoie, spittizze assortite, confusione e zero chiarezza.
L’unica verità assodata, per quel che mi riguarda, che vale per il mare, le foreste, la Marmolada, Venezia e anche per il Teatro Greco di Siracusa è che lo sfruttamento esasperato delle risorse, nel lungo periodo porta solo sciagure e pestilenza. Il Parco archeologico di Siracusa è un luogo unico al mondo. Il Teatro del V secolo a. C. scavato nella roccia calcarea ancora di più. Una sola cosa dovremmo fare: metterlo nella condizione di resistere altri mille anni. Anche perché, all’interno del parco Archeologico, per nostra fortuna, degli impresari e dei politici locali, ci sono alcuni spazi – vedi Ara di Ierone – che meglio si presterebbero all’organizzazione di live pop/rock. Ritengo altresì che la fastidiosa diceria “gli artisti vengono a Siracusa solo per il Teatro Greco altrimenti non verrebbero” sia totalmente falsa tanto è vero che gli artisti in questione suonano con regolarità a Bitonto, Catanzaro, Molfetta e Acireale, tutti luoghi senza Teatro Greco. Infine, la cosa più importante, il teatro va preservato perché non è del sindaco, non è della Regione, non è degli impresari ma è dell’umanità ed è inestimabile, come l’aria, come l’acqua e la terra di questo posto qui che abbiamo (hanno) distrutto proprio perpetuando queste logiche di abuso e di sfruttamento.
