Da 48 ore la Panda di una coppia di turisti è parcheggiata – senza l’ombra di una multa – sulle strisce pedonali del lungomare del centro storico di Siracusa o meglio, su quello che resta delle strisce pedonali. Un degrado cromatico, quello delle strisce, iniziato più di due anni fa e mai contrastato, nemmeno preso in considerazione, nonostante le svariate segnalazioni di tanti residenti esasperati, accerchiati da sporcizia, cartacce, escrementi di animali, dehors con la moquette posata sull’asfalto e dalle cappe puzzolenti che spargono h24, fetide esalazioni di ristoranti turistici a rischio chiusura dei NAS. Quelle strisce infatti rappresentano o meglio, rappresentavano, l’ultimo baluardo di civiltà di una zona che da anni è terra di nessuno. Qui le auto sfrecciano senza limiti di velocità, gli stalli dei residenti sono occupati da ignari turisti che non capiscono la zoppicante segnaletica orizzontale e verticale, né i totem dismessi di servizi di trasporto vetusti o i carico e scarico decrepiti e men che meno, i finti divieti di sosta, disegnati neanche troppo bene su cartoncino e posizionati davanti ad improbabili bassi senza abitabilità adibiti a “casa” vacanze. Dopo anni di riflessioni, dubbi e speranze, sono arrivato alla conclusione che questo sistema di cose, questa sciatteria che contraddistingue Ortigia e un po’ tutta la città, non può che essere voluta, studiata a tavolino, perpetrata con perseveranza monacale, frutto di un disegno più grande, difficile da intuire e impossibile da capire nella sua interezza.
La cosa certa è che un cartello sbagliato, una segnaletica sbiadita, una striscia pedonale sbiancata, per quanto possano sembrare dettagli insignificanti, logorano giorno dopo giorno il modello di regole riconosciute e condivise e aprono la porta al caso, all’alea, alla sorte. In una situazione confusionaria come quella di Siracusa, le regole perdono efficacia e vengono sostituite dall’eccezione, dall’improvvisazione, dal caos, appunto. Multare una macchina parcheggiata sulle strisce pedonali, per esempio, non è più una certezza, ma una scelta che dipende dalla sensibilità del singolo vigile urbano che decide, di volta in volta, se comminare o meno la sanzione in base ad una serie di considerazioni personali. Assistere giorno dopo giorno a tutto questo, logora qualsiasi certezza, una sorta di Cura Ludovico di kubrickiana memoria volta ad annullare le coscienze e a generare cittadini di serie B che rifuggono il concetto di stato di diritto e si rintanano nella superstizione, nella scaramanzia.
