Niente, il libro è finito, non so nemmeno se si possa chiamare romanzo. C’ho messo più tempo di quanto avevo previsto, lo manderò un po’ in giro. Se non dovesse prenderlo nessuno, ne stamperò a mie spese cento copie e le donerò a Nuccio, affinché possa omaggiare i clienti più affezionati.
Donatella mi ha visto nervoso e io le ho raccontato di questi nanni bastardi, di come non smettessi mai di pensarci, di quanto mi facessero tornare in mente i Gremlins quando si trasformano, solo che qui, tra questi debosciati, il capo non aveva un ciuffo bianco ma un giubbotto blu. Mentre mi sfogavo, in tv è passato lo spot della Barilla con la voce della Loren che invitava gli italiani a resistere e restare a casa. In video, accarezzate dalle note soavi del tema iconico degli anni’80, scorrevano le immagini delle piazze deserte delle più belle città italiane, tra queste anche la piazza della mia città. È stato un attimo, un flash e ho gridato: «ma che cazzo è? Torna indietro, torna indietro!». Donatella non capiva. «Dammi il telecomando, presto!» Le ho strappato il telecomando dalle mani e ho premuto il tasto rewind, mi sono appiccicato alla tv e ho avuto la certezza: lì, in quello spot accuratamente girato nelle piazze deserte, c’era il nanno col giubbotto blu. Era solo un fotogramma, si intravedeva all’orizzonte, all’angolo della chiesa di Santa Lucia alla Badia, dove Piazza Duomo si stringe e si stempera in via Pompeo Picherali. Non potevo crederci: «ma ti rendi conto – ho detto a mia moglie – è lui, quel bastardo del nanno col giubbotto blu! Ma poi, è incredibile, ma come è possibile che questo se ne vada in giro impunito? Ma non è che è uno dei servizi segreti?».
