Quando sono uscito dalla farmacia, dopo una lunghissima attesa in coda, il sole fuori era già tramontato e la strada era avvolta da una fittissima nebbia proveniente dalla bancarella abusiva di castagne. Ho raggiunto la macchina reggendo in una mano il sacchetto della farmacia e nell’altra un maglioncino di cotone e un giubbotto leggero che avevo preso la mattina uscendo di casa. Ho premuto il tasto del telecomando, i fari si sono accesi e le frecce hanno lampeggiato due volte. una volta a bordo il mio sguardo ha incrociato quello dell’ambulante delle caldarroste che alimentava, come il dio Efesto, la sua enorme caldaia. Il termometro della macchina segnava 23 gradi, ma quelli percepiti erano almeno 30. Lui sembrava disperato, boccheggiante. Io gli ho rivolto un cenno del capo in segno di solidarietà, lui ha apprezzato, ha alimentato il fuoco sduacando nel “caliatore” un sacco di carbonella mista a rametti secchi e poi ha detto: “Buttana ra miseria, stai squagghiannu”.
