Largo Gilippo e piazza Euripide mi ricordano Tijuana,
serpentoni di auto procedono a passo d’uomo,
nanni alla guida di Panda e di Matiz tentano improbabili inversioni a U,
salgono sulle rotatorie, grattano le marce.
La gente urla: “Mpare la rotonta di petto ti stai prentento” oppure “la precetenza, bastaddo”.
Suv da 200mila euro guidati da malacarni tatuati superano a destra auto di vigili senza che questi battano ciglio.
Moto sfrecciano sui giganteschi marciapiedi, alcune procedono su una ruota.
Un ape calessino sfreccia a velocita folle al centro della carreggiata, rischia di travolgere una coppia che tenta di attraversare su quelle che una volta erano strisce pedonali ma adesso sono solo un lontano ricordo sbiadito dal tempo e dall’incuria.
L’ambulante è messo di sbieco, in mezzo alla strada, in un rigoglio di verdure di stagione.
Sul marciapiede non ci sono Mariachi ma è pieno di carrellati.
Procedo lentamente,
mi soffermo a guardare dentro le auto che incrocio,
gli occupanti hanno le facce tirate, le espressioni feroci,
alcuni litigano,
li vedo gridare ma non posso sentire, vedo solo le loro facce che sputano rabbia, odio.
I bambini piangono.
În radio, parte un pezzo di Sangiovanni, trattengo una bestemmia,
ingrano la seconda,
il peggio è passato,
sono in corso Timoleonte.
