Doppio senso senza senso?

Io non lo so se la decisione di aprire Corso Umberto al doppio senso di marcia – nonostante con le auto in seconda e terza fila, si sia trasformato in un budello infernale tipo Vicolo Stretto del Monopoli – sarà una soluzione al traffico caotico in entrata a Ortigia o se, inconsapevolmente, aumenterà in maniera esponenziale il desiderio/perversione del siracusano di entrare in pizzeria con tutta la macchina e posteggiarla lì, di sbieco, dove ha sempre sognato, tra la porta del bagno e il frigo dei vini. Staremo a vedere. Quello che so e che il siracusano ‘sta Ztl proprio non la regge. Che sia estate o inverno, feriale o festivo, aperta o chiusa, autorizzato o no, non fa differenza, la stragrande maggioranza dei cittadini la vive con angoscia e tormento.

Certo, non va sottovalutato l’imprinting che il siracusano ha ricevuto in decenni di anarchia totale e che lo porta a considerare sconveniente qualsiasi forma di parcheggio che non sia accanto al luogo di arrivo. Per non parlare della superstizione secondo la quale, camminare a piedi uccide o può uccidere. Inoltre, il servizio navetta attuale è decisamente poco funzionale e non garantisce orari né fermate. L’unica volta che ho usufruito di una navetta, mentre mi accingevo, euro alla mano, a pagare il biglietto, un conoscente che era già sul mezzo mi ha chiesto: «ma chi sta facennu?». Io ho risposto candidamente: «u bigliettu». E lui di rimando: «ma picchi si paia?».  Sono rimasto per pochi istanti interdetto, poi, una signora con le buste della spesa ha detto: «vulissi viriri se avissimu a paiare macari l’euro pi l’autobussi», sentenziando in poche parole il fallimento di un secolo di teorie sul terziario. Il fatto è che i siracusano pretende il servizio ma non vuole pagare affinché possa essere mantenuto e migliorato. Sconvolgenti, a questo proposito, i risultati della ricerca dell’Università romena di Mirello Crisafulli che hanno evidenziato come il siracusano in viaggio si trasformi, diventi meticoloso, studi piani tariffari, acquisti travelcard e cammini a piedi macinando chilometri su chilometri. Purtroopo, rientrato in terra aretusea, in meno di 48 ore, l’involuzione è repentina. Quando capiremo che attraversare Ortigia passeggiando è infinitamente meno faticoso e più suggestivo che infilarsi in un centro commerciale e macinare decine di chilometri di corridoi e di luci al neon, quest’isola avrà la sua naturale destagionalizzazione. Ci vuole poco per accorgersi che i chilometri che si percorrono dentro un centro commerciale, sono quasi il doppio di quelli che ci vogliono per raggiungere Piazza Duomo da un parcheggio fuori Ortigia.

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