Lo scooter montato Leovince si immise a velocità sostenuta nel parcheggio della Marina. Era un tardo pomeriggio di giugno e il sole stava per lasciare spazio ad una luna timida e sfocata che avrebbe portato con se il fresco della sera. Il pilota schivò qualche passante e posteggiò tra le auto e l’inizio del marciapiede. Dallo scooter scesero in due: lei, vestitino bianco e coprispalla fucsia, calzava delle scarpe tipo espadrillas ma con molto tacco; lui indossava un coraggioso abito in poliestere grigio luccicante con una giacca oscenamente corta e una scarpa stringata a punta di diamante. Il sole tramontava, i due si sorrisero, si sfiorarono quasi imbarazzati, poi lui prese coraggio, la fissò negli occhi e disse: ouh, mettici a catina.