La cultura del sospetto

Chissà se questo andazzo di mettere in discussione la scienza, di confutare i progressi che la civiltà ha faticosamente acquisito nella medicina, nelle scienze sociali, nell’ingegneria e negli altri campi dell’attività umana, ha una correlazione con il ritorno in Tv delle televendite.

Dopo il boom degli anni ’80 – ’90, gli scandali, le truffe, il mago Do Nascimento e il forzato dimenticatoio, molti canali televisivi sono tornati a dedicare fasce importanti di palinsesto alle televendite. “Picciotti, i tempi sono maturi – avrà detto qualcuno – riproviamoci, cafuddiamo e vediamo che succede.” Sono andato a vedere i dati e in Italia, quello dei prodotti in tv, è un mercato in continua crescita che nel 2019 ha mosso affari per quasi un miliardo di euro.

Ma C’è una relazione tra i No Vax e il Rotowash? Tra il Gruppo Bildeberg e il pettine Magic Harry? Tra Soros e Chef Tony? Cosa lega Russiagate con il ritorno sul mercato di Shogun, i coltelli giapponesi forgiati con una lega segretissima?

La mia televendita preferita, insieme al party improvvisato del frullatore Magic Bullet, è sempre stata quella del Superpanno Magico. C’era un uomo che diceva una cosa tipo: “con il Superpanno Magico non dovrete più svegliarvi un’ora prima per andare ad asciugare tutta l’acqua che di notte si è andata ad accumulare sotto i mobili”. L’intento era dimostrare come rispetto a un panno tradizionale, il Superpanno Magico riuscisse ad assorbire quantità smodate di liquidi e in una sola passata. Nel tentativo di rendere il prodotto indispensabile ai consumatori, la narrazione si faceva distopica e descriveva un mondo in pericolo, invaso dall’acqua, una civiltà costretta a vivere rifugiata, in costante conflitto con la natura. Ogni giorno, la massaia era costretta a raccogliere acqua e asciugare superfici, contro tutto e contro tutti. Ogni giorno la massaia sopravviveva solo grazie al Superpanno Magico.

Come quella massaia lì, viviamo in un’epoca di paura e sospetto. Un certo tipo di comunicazione ha minato le basi della conoscenza condivisa sostituendola con una artificiale dove il normale, l’ordinario, lo scientificamente provato, sono diventati qualcosa da guardare con diffidenza. Il paradosso è che molto spesso, chi sviluppa questo criterio interpretativo della realtà, chi si abbandona al sospetto, finisce poi per rifugiarsi nell’improbabile, nel totalmente inattendibile e acquista a 59,99 euro, un frullatore alimentato a corda con la convinzione che quel minuscolo robot da cucina sia così potente da ridurre in polvere un blocco di granito in pochi secondi. Ma come si fa… ma se fosse vero, nessuno ha pensato a come questo mostro ridurrebbe le nostre verdure?

2 pensieri su “La cultura del sospetto

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.