Paco

Sono stato a un passo dal comprare un profumo su un volo Ryanair. Sì, c’ho pensato molto seriamente e sarebbero stati 20 euro ben spesi. Non che ne avessi bisogno per me, né si trattava di uno di quei regali last minute che uno deve fare per non farsi accogliere a mani vuote dall’amico o dal parente all’arrivo. No, niente di tutto questo, lo stavo acquistando per sopravvivenza, per evitare di morire soffocato dalle esalazioni che provenivano dai piedi del passeggero al 1D. 

Salito a bordo tra gli ultimi, il passeggero dell’1D, un picciuttazzo americano facoltoso e bonaccione è sembrato subito a suo agio, sfoggiava una tranquillità che ho molto invidiato. Io al suo posto sarei stato assalito da una serie di paranoie tipo: ma visto che sono seduto al posto uno e non posso mettere il bagaglio sotto nessun sedile, troverò posto in cappelliera per la mia enorme sacca griffata? E ancora: ma se poi non ne trovo e sono costretto a chiedere aiuto agli assistenti di volo, distoglierli dalle dalle loro mansioni e facendo perdere tempo a tutti, cosa penseranno di me gli altri viaggiatori? E il mio bagaglio in che cappelliera andrà a finire nel 20E? Minchia là sotto! E poi quando atterriamo come faccio?  

Invece il tizio del 1D era tranquillissimo e ostentava sicurezza. Si è accomodato al suo posto e ha aspettato che una hostess si accorgesse del suo bagaglio spropositato che teneva in grembo e cercasse di trovargli una collocazione. Lui non si è neanche girato a guardare dove andava a finire. Ha tirato fuori un tablet e ha cominciato a vedere Lord of the Rings che ancora la porta del 737 era aperta. Ha ignorato i messaggi registrati e la messa in scena del personale di volo sulle istruzioni di sicurezza dell’aeremobile in caso di disastro. Poi, dopo il decollo, quando tutti ci siamo rilassati, lui si è rilassato ancora di più, ha steso le gambe e tirato fuori da due enormi sabot Crocs con pelliccia di montone i suoi giganteschi piedi avvolti in calzettoni talmente puzzolenti da essere capaci di saturare l’aria nel giro di pochi istanti. 

Il fatto è, con tutta la buona volontà, che tu, turista a Catania, per quanto americano e facoltoso, le Crocs con pelliccia di montone con 40 gradi non te le puoi permettere, cioè, lo puoi anche fare, ma poi hai la responsabilità di comportarti di conseguenza, mica puoi sfilartele così e devastare il viaggio di tutti gli altri. Come si dice: da grandi Crocs con pelliccia derivano grandi responsabilità. 

Insomma, in pochissimo tempo, l’aria era diventata irrespirabile tipo Calboni nello scompartimento del treno diretto ad Ortisei. Molti passeggeri hanno cominciato a rumoreggiare, qualcuno ha tirato fuori dagli zaini delle vecchie mascherine dell’epoca Covid e le ha indossate. I bambini piangevano, i colletti delle t-shirt salivano a coprire naso e bocca. La situazione stava davvero diventando fuori controllo.

Purtroppo il personale di volo non è più quello di una volta, prima si trattava di donne e uomini prestanti con una certa autorità, capaci di intervenire tempestivamente e anticipare la risoluzione di possibili disagi. Durante i miei primi voli, trent’anni fa, gli ho visto districare più di una situazione complicata o potenzialmente pericolosa, oggi, specie nelle low cost, sono dei ragazzini che hanno solo il compito di fare accomodare i passeggeri in fretta per non far perdere slot e denaro alla compagnia. Per il resto sono abbastanza distratti e tranne quando sono costretti a passare col carrello delle bibite a peso d’oro o con quello dei profumi e delle creme di bellezza, passano il loro tempo a raccontarsi ad alta voce cose da adolescenti. Coinvolgerli era assolutamente inutile anche perché, c’era un aspetto dirimente di tutta la faccenda e cioè che il passeggero dell’ 1D era nero. E mettetela come volete, ma nel 2023, qui, nella provincia dell’impero, che voi siate democratici progressisti come me o di quelli che pensano che il Ministro Lollobrigida sia un grande, è ancora molto complicato dire ad un uomo nero – anche se questo è un ragazzone florido e benestante: “Mpare, vedi che ti fetono i piedi, rimettiti le scarpe che stiamo morendo”. È un gap culturale difficile da superare. Insomma, in questa situazione di stallo, ambigua e disperata, Donatella – che nei primi 20 minuti del volo era stata intenta a terminare una relazione di lavoro e ha questa capacità di estraniarsi completamente dal quello che la circonda – è tornata finalmente in sé e ha chiesto: “Ma che è ‘sta puzza?” e io le ho risposto prontamente: “I piedi del 1D”. 

Allora lei si è sporta dal suo 2B e ha detto “Excuse me, Sir…”. Ma l’untore aveva Lord of the Rings sparato in cuffia, allora io dal 2C gli ho toccato la spalla e appena si è girato, coll’indice ho indicato Donatella, come a dire: parla con lei. Donatella ha sorriso gentilmente e ha detto: “Excuse me, sir, would you be so kind as to put on your shoes?”. Il tizio improvvisamente ha capito e ha subito replicato, quasi mortificato: “I’m really sorry, ma’am. I apologize to everyone.” e si è rinfilato subito le Crocs col montone.

I passeggeri tra la fila 2 e la fila 8 erano allibiti, c’è stato anche un tentativo di applauso, uno di quelli strozzati che si facevano all’atterraggio e che ormai, se si è fortunati, si può sentire soltanto in certi voli serali Wizz Air con pochi passeggeri dal e per l’Est Europa.

Donatella si è riposizionava sul suo schienale e si è rimessa a scrivere, Bruna ha continuato a vedersi sull’Ipad Sing 2, io ho preso il mio libro di Sedaris e ho iniziato a leggere. Dopo qualche minuto è venuta una hostess con un pacchettino in mano e mi ha detto: “Il suo “Paco” di Paco Rabanne con offerta Summer Sensation”. Io ho alzato lo sguardo e le ho detto: “No guardi, ho cambiato idea, non lo prendo più. Piuttosto, mi dia un Gratta e Vinci”. 

Dopo il Vittorini ritorna il Premio Vittorina

Accordo raggiunto e protocolli firmati: Il Teatro Comunale o teatro Massimo (non si è ancora capito come si deve chiamare) spalanca le porte alla settima edizione del Premio Vittorina. Da non confondersi con il Premio Vittorini, ritornato in auge nonostante gli scoraggianti risultati di un sondaggio tra la popolazione siracusana che alla domanda: “conosce Elio Vittorini?”, ha risposto nel 86% dei casi “è una marmitta per scooter”. Il Premio Vittorina invece vuole onorare la memoria di Vittorina Carnemolla detta “a sciarrina”, la donna siracusana rinomata per il suo astio immotivato nei confronti della più famosa nobildonna Christiane Reimann. Pur non avendo donato il suo patrimonio al Comune di Siracusa, Vittorina ha lasciato ai siracusani qualcosa di più importante: il gusto della polemica fine a se stessa, l’insulto senza motivo, il colpo al cerchio e quello alla botte. Per questi inestimabili lasciti morali, Siracusa ha deciso festeggiarla con un Premio alla sua memoria. Il Premio Vittorina è senza dubbio uno degli eventi culturali più importanti della stagione e una vera e propria eccellenza siracusana che continua ad attirare l’attenzione di sciarrine, attaccabrighe e provocatori da ogni angolo del mondo.

Ossi di seppia e sassaemayoness

Pioggia che cadi acida sulla città d’amare,

avvolgi quel semaforo intelligente che regola senza regole

il caos di un mattino di settembre.

Lo strillare impunito dei clacson impazziti si fa canto soave e s’addensa

e accompagna l’attesa incompiuta del verde contemplare di luci.

Solo una mano può metterci in salvo,

solo la tua, Vigile Urbano. 

Avanti Insieme! È arrivato il momento di lasciare quel bar.

Di relazioni e di “buone” note

A parte il fatto che il concetto di “buone note” è talmente soggettivo da non aver alcun rilievo scientifico in nessuna discussione, neanche tra gli alunni delle scuole medie, mi convinco sempre di più che la querelle “Concerti al Teatro Greco di Siracusa” sia l’ennesima farsa alla matalotta fatta di regolamenti farraginosi, burocrazia pachidermica, relazioni di parte, scorciatoie, spittizze assortite, confusione e zero chiarezza.

L’unica verità assodata, per quel che mi riguarda, che vale per il mare, le foreste, la Marmolada, Venezia e anche per il Teatro Greco di Siracusa è che lo sfruttamento esasperato delle risorse, nel lungo periodo porta solo sciagure e pestilenza. Il Parco archeologico di Siracusa  è un luogo unico al mondo. Il Teatro del V secolo a. C. scavato nella roccia calcarea ancora di più. Una sola cosa dovremmo fare: metterlo nella condizione di resistere altri mille anni. Anche perché, all’interno del parco Archeologico, per nostra fortuna, degli impresari e dei politici locali, ci sono alcuni spazi – vedi Ara di Ierone – che meglio si presterebbero all’organizzazione di live pop/rock. Ritengo altresì che la fastidiosa diceria “gli artisti vengono a Siracusa solo per il Teatro Greco altrimenti non verrebbero” sia totalmente falsa tanto è vero che gli artisti in questione suonano con regolarità a Bitonto, Catanzaro, Molfetta e Acireale, tutti luoghi senza Teatro Greco. Infine, la cosa più importante, il teatro va preservato perché non è del sindaco, non è della Regione, non è degli impresari ma è dell’umanità ed è inestimabile, come l’aria, come l’acqua e la terra di questo posto qui che abbiamo (hanno) distrutto proprio perpetuando queste logiche di abuso e di sfruttamento. 

Il Palio

I tempi sono maturi per l’istituzione del Palio delle Api Calessino. Una corsa sfrenata ad eliminazione diretta tra i vicoli di Ortigia tra i caratteristici mezzi di trasporto diventati il vero simbolo della città aretusea.

Come nella tradizione senese, il Palio viene vinto dall’Ape calessino, con o senza guidatore, che per prima abbia compiuto in controsenso, tre giri del circuito infernale. Dopo la vittoria, il team vincitore si precipiterà sotto il balcone del Vermexio per ricevere la benedizione del Sindaco, il gonfalone del Comune di Siracusa da poter esibire sulla motoape e la possibilità di poter utilizzare e motorizzare la Carrozza del Senato per la stagione 2024.

Il Nanno is back!

Dice che quando Massimo Ranieri ha intonato “Se bruciasse la città”, il Nanno col giubbotto blu, con la diavolina che si era portato da casa, ha appiccato un incendio tra gli scaloni del settore H del Teatro Greco e lui, Ninni, Silvana, Cugno, le ragazze romene e lo zio Iano si sono messi a ballare in uno stato alterato di coscienza, tra Jim Morrison e un baccanale dionisiaco, e buttavano voci tipo: “Cunnutu!”, “Ietta sancu” e “Aanti!!!”.

Quando, dopo venti minuti buoni, sono arrivati quelli della sicurezza con gli estintori per spegnere tutto e accompagnarli fuori, il Nanno col giubbotto blu ha detto: “A chista democrazia ma chiama?” e poi, rivolto verso l’artista ha gridato: “Massimo, riccillu tu…”.

Ranieri non aveva capito bene la situazione, non ci vede bene da lontano, e ha salutato con la mano e fatto un “” napoletano, così, per sdrammatizzare. Quello della sicurezza sembrava interdetto e il nanno, prendendo la palla al balzo, gli ha detto: “Visto? Noi siamo dionisiaci… no come a tia ca sì cunnutu e apollineo…” gli ha detto un ammuttune e poi e scappato via dall’ingresso che da sulla panoramica.  

Scontrini

– Chi ci mittemu na ‘stu cavaddu?

– Mettici… sassatonnata, surimi, camperett, sbizzeroi e sassemayoness…

– Mpare allora è Maremonti… c’è issupplemento…

– Ti scanti ca ci fazzu a foto o scontrino… ca sta mittennu i manu avanti?

– Ma picchì… secunnu tia ti fazzu u scontrino…

– Ahahaha mava passu….

– Da bere?

– Una Drecker… no una Becker.