Quattro Ristoranti di pescato di frodo

Alessandro Borghese sbarca a Siracusa per una puntata speciale di “Quattro Ristoranti di pescato di frodo”. Scoppolaricchi, ricci di mare, mucco, camperetti, tonno rosso e lampachette saranno i protagonisti della sfida gourmet tra ristoratori senza scrupoli che dovranno valutare i colleghi attraverso alcune categorie: maleducazione, imbrusare il cerniotto alla matalotta, conto su foglietto a quadretti e vino bianco caldo. L’ultima parola però spetterà allo chef Borghese che attribuendo un punteggio alla categoria special “fermo biologico” potrà confermare o ribaltare il risultato della classifica finale.

Lo Spoglio

– Sezione tri, vinticincu voti… ti risutta?

– No! sezione quattru, trentattri!

– Ma chi sta mpapucchiannu… A quattru su quartordici!

– Aspè, Aspè ma a quattru a Rosolini o Priolo… mi sto cassarianto tutto.

– Ma quale Rosolini e Priolo a quattru i Melilli!

– No Melilli a mmia non mi hanno comunicato ancora nenti…

– Aspè, ricominciamo

Un uomo, un voto

– Mpare si vota ca o Gaggallo?

– Ma questo non è il Gargallo…

– Ma come?

– Questa è la scuola elementare di via Montalto

– Vabbè, ma ca u ponzu votare a XXX?

– Dipende dalla sezione elettorale, qui ci sono 3 – 4 – 5

– E io che nummero sugnu?

– E lo chiedi a me?

– Ammia mi hanno detto di andare al Gaggallo…

– E controlla il numero della sezione…

– Ma quannu?

– Ora.

– Ma unni?

– Lì, sulla scheda…

– Mi cunfunnu, talìa tu…

– 58

– Ampo! Ahahahah.

Al voto

Ho visto cose che voi elettori non potreste immaginarvi: ho visto uomini e donne che sui social invocano competenza, conoscenza e onestà, trasformarsi in zerbini e spalmarsi sul pavimento di comitati elettorali di candidati imbarazzanti; ho visto mani giunte in preghiera o strette a pugno, aprirsi per una tartina rancida alle “convenscion” dei candidati più improbabili; ho visto i buoni benzina e i camion con gli elettrodomestici alle porte di Tannhäuser. Ma tranquilli, questi momenti non andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia, anzi… Siamo in Sicilia, è tempo di votare.

Ma anche basta

Non ne posso più! Sono a Siracusa da una settimana e ogni giorno sono due, tre accappati e con i maledetti turisti che occupano gli stalli dei residenti di Ortigia. Alcuni capiscono e ti ringraziano e allora tu mosso a compassione gli dai delle indicazione, spieghi dove possono parcheggiare gratis o in che lato del Talete lasciare la macchina senza rischiare che un’improvvisa inondazione la trascini via, altri invece se ne fottono e ti ridono in faccia, cosa che non farebbero mai a Düsseldorf a Nantes o negli altri fottutissimi posti da dove provengono e tu maledici qualsiasi forma di destagionalizzazione turistica e vorresti fargliela pagare, prendere il telefono e chiamare i vigili ma tanto sai già che all’altro capo non risponderà nessuno.

Stuiate di musso

– Ciao mpare… 

– Buongiorno.

– Tu pigghi u café?

– Sì, grazie… un po’ lunghetto per favore…

– Hai visto?

– Ma infatti, stavo notando… cambiasti completamente…

– Sì mpare, oramai solo Cateno De Luca…

– Ho capito, ma pare un mausoleo… prima con i 5 Stelle eri molto più discreto… ora mi sento un po’ in imbarazzo.

– A quale, i 5 Stelle troppa delusione… 

– Quindi folgorato sulla via di Messina…

– Folgorato sulla via di sta minchia… ora co Cateno scateniamo la rivoluzione… 

– Certo, si percepiscono già i prodromi…

– … Sé… A prima cosa è u sinnacu Italia a casa!

– Ma che c’entra scusa?

– E macari Granata…

– Ma non si vota per le amministrative…

– Cateno sintaco di Sicilia e d’Italia…

– E anche del mondo… non ci avete pensato?

– Non ci babbiare… mettici “mi piace” su Feisbus accussì ti puoi vedere le dirette e…

– Ho già messo il like, ma le mie idee non cambiano…

– Tu lassa fari… se vince Cateno ci sono stuiate di musso per tutti.

Risvegli

Come in un incubo, sono uscito di casa e sono stato investito da una quantità spropositata di santini elettorali trasportati dal vento. Arrivavano a folate, divisi per schieramenti politici, alcuni, anche se di schieramenti opposti, andavano a braccetto. Decine di migliaia di facce sorridenti, di camicie bianche inamidate, di slogan ridondanti e promesse inattuabili. I santini del centrodestra si libravano in aria spavaldi, quelli del centro sinistra arrancavano a mezz’aria. Quasi tutti finivano la loro corsa a mare. Il sole si stagliava all’orizzonte offuscato da un pulviscolo sottile e fastidioso. Tenevo gli occhi socchiusi per proteggermi, il vento caldo spazzava la strada, un tizio accanto a me ha detto sospettoso: “Mmmm, chistu è tempo di terremoto…” e in effetti, sembrava davvero la fine del mondo.