Il Siracusano e la Ztl: una relazione ontologica tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto

Come un mantra, ritorna ciclicamente la proposta di eliminare la Ztl di Ortigia e il Consiglio Comunale, in una giornata che sarà ricordata negli annali, ha votato sì alla sospensione “temporanea” del servizio nonostante la Ztl sia attiva solo nel fine settimana. 15622294_10211711196644471_3171289097471488828_nLa zona a traffico limitato esiste in tutti i centri storici del mondo ma a Siracusa risulta indigesta e viene vissuta come un ignobile sopruso. Che sia estate o inverno; con la pioggia, il vento o il sole; tutta la settimana o solo nel weekend, il cittadino siracusano soffre la Ztl, il commerciante siracusano soffre la Ztl e anche l’amministrazione comunale soffre la Ztl. Che si tratti di un problema culturale è evidente e come nel caso del razzismo che serpeggia sul web, l’incipit dei fustigatori è sempre “Non sono contro la Ztl ma…”. C’è sempre un ma, un distinguo, una critica. C’è chi odia la Ztl perché vuole fare carriera in politica e fomenta la gente; c’è chi è contrario a qualsiasi provvedimento a prescindere; c’è chi cita esempi esotici ma non si è mai spinto oltre il viadotto di Targia e pensa che la coda al Tabacchi di viale Tica per acquistare Gratta e Vinci, sia sintomo di economia che riparte; c’è chi non sa leggere la segnaletica, e ora è disperato perché ha ricevuto trentamila euro di verbali; c’è quello che in estate è contro la brutalizzazione della città, il caos di turisti, i dehors abusivi e la carenza di controlli e in inverno invece invoca il caos estivo per non far morire l’isola e punta il dito contro l’amministrazione comunale; c’è anche l’amministrazione comunale che tentenna, che cambia idea, orari e genera confusione. Ma di questo ho già scritto qui.

Soffermiamoci sugli altri attori di questa storia.

Il Siracusano

Il siracusano odia la Ztl per due cause principali. La prima è l’imprinting ricevuto in decenni di anarchia totale che lo porta a considerare sconveniente qualsiasi forma di parcheggio che non sia accanto al luogo di arrivo. La seconda, strettamente legata alla prima, è la superstizione secondo la quale camminare a piedi uccide o può uccidere. Da qui nasce la richiesta – sacrosanta – di un servizio navetta preciso e costante che possa trasportare il siracusano dal parcheggio al centro storico. Il servizio navetta attuale è decisamente poco funzionale: non garantisce orari né fermate. L’unica volta che ho usufruito di una navetta, mentre mi accingevo, euro alla mano, a pagare il biglietto, un conoscente che era già sul mezzo mi ha chiesto: ma chi sta facennu? Io ho risposto candidamente: u bigliettu. E lui di rimando: ma picchi si paia? Sono rimasto per pochi istanti interdetto, poi una signora con le buste della spesa ha detto: vulissi viriri se avissimu a paiare macari l’euro pi l’autobussi. Sentenziando in poche parole il fallimento di un secolo di teorie sul terziario. Il siracusano pretende il servizio ma non paga affinché possa essere mantenuto. Altresì non va sottovalutato l’habitat in cui si muove il siracusano. Ricerche dell’Università romena di Mirello Crisafulli hanno evidenziato che il siracusano in viaggio si trasforma, diventa meticoloso, studia piani tariffari, acquista travelcard e cammina a piedi macinando chilometri su chilometri. Rientrato a casa, in meno di 48 ore, l’involuzione è repentina. Quando il siracusano capirà che attraversare Ortigia passeggiando, è infinitamente meno faticoso e più suggestivo che infilarsi in un centro commerciale e macinare decine di chilometri di corridoi e di luci al neon, quest’isola avrà la sua naturale destagionalizzazione. Perché è scientificamente provato: i chilometri che il siracusano percorre dentro un centro commerciale sono più del doppio di quelli che ci vogliono per raggiungere Piazza Duomo da un parcheggio fuori Ortigia.

I Ristoratori

Che Siracusa sia presa d’assalto da orde di turisti che si siedono e consumano perfino al tavolino del basso della signorina Saraceno in via del Crocifisso o che sia deserta nelle serate ventose d’inverno, l’esercente siracusano si lamenta e maledice. Sempre. Maledice i mancati controlli al rivale, maledice i controlli rivolti a lui, i fornitori, il fisco, il Sindaco, l’Assessore e il Vigile Urbano. Maledice  persino i suoi clienti, anche quelli ai quali somministra l’ultimo cannolo scomposto dal tempo, sbriciolato dalla vecchiaia e con la ricotta che sembra zuppa inglese. Critiche e maledizioni che avranno anche delle ragioni, non lo metto in dubbio, ma che confluiscono in maniera confusa nello spauracchio Ztl, vera responsabile di ogni male. Con le dovute eccezioni, difficilmente ho sentito un’autocritica, raramente ho scorto il tentativo di offrire un servizio di qualità. Tovaglioli di carta e piatti sporchi non possono valere tre euro di servizio; un cameriere che lancia le portate dall’alto può essere discutibilmente folcloristico ma è certamente inadatto; servire a sedici euro un piatto di pasta con i ricci con un ricordo di ricci, con l’impressione che forse, in passato, qualche riccio possa essersi trovato per sbaglio in quella cucina, non spinge l’utenza a ritornare. Aragoste che galleggiano capovolte e moribonde in vasche fumé; tv al plasma che sparano a tutto volume Striscia la Notizia ma prezzi da ristorante stellato, vini scadenti e caldi spacciati per blend pluripremiati, secchiello del ghiaccio in uso solo ai tavoli degli amici. Ognuna di queste suggestioni si imprime nella memoria dei clienti e scava, scava fino ad annientare la volontà di ritornare in quel posto. Se si vuole risparmiare sull’aperitivo, crisi o non crisi, converrebbe comprare due olive al mercato e non servire i bordi di una pizza mangiata da qualcun altro con la traccia del morso ben visibile… è garantito. Sorridere e accogliere i commensali gentilmente è un piccolo gesto che ha benefici enormi sulla clientela, basterebbe provare per rendersi conto che gentilezza e professionalità pagano e fidelizzano i clienti, Ztl attiva o meno.

– Buonasera, un tavolo per sei?
(Senza salutare) Ma siete tutti?
– In che senso scusi? Ora siamo in due, gli altri stanno parcheggiando.
– Se non siete tutti il tavolo non ve lo do. La dovete finire di presentarvi sparpagliati, così ci occupate solo i tavoli e non ordinate. 
– Ma sta scherzando?
– No. O siete tutti o non vi faccio sedere…

I consiglieri comunali

Dopo gettonopoli, rimborsopoli, le interpretazioni indimenticabili all’Arena di Giletti, i riflettori di Buona Domenica, le consecutio creative ai microfoni di La7, i consiglieri comunali di Siracusa si riscattano e con un colpo di reni degno di un gatto di marmo, cancellano in un colpo solo l’immobilismo di quattro anni e l’unico presidio di civiltà che permetteva alla città di fingere, almeno con i turisti, di essere una città come le altre. Per i duri di stomaco, la seduta illuminata del Consiglio Comunale è visibile qui.

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