Tekra, 422 a.C.
I cittadini di Tivoli vivono assediati nelle rispettive villette per via dell’emergenza sanitaria causata da un bando rifiuti inadeguato. Due fazioni, tra odio e vendette, si contendono l’utilizzo dell’ultimo cassonetto rimasto intatto: i Mirmina antichi discendenti di Achille e i Linguanti, trasferitisi lì dalla lontana via Corinto. Per regolamentare l’utilizzo del cassonetto superstite, le due fazioni decidono di rivolgersi all’Oracolo di Cozzo Pantano. Il responso non da adito a dubbi: il matrimonio tra Concetta, la figlia secondogenita dei Mirminna e Iano, il rampollo dei Linguanti darà vita ad una nuova dinastia che regnerà su Tivoli e metterà pace alla faida del cassonetto. Tutto sembra procedere per il meglio ma Ture, un maniscalco di Canicattini Bagni, follemente innamorato di Concetta, tenterà di sabotare il volere dell’oracolo mettendo in giro la voce che Iano Linguanti non solo è puppo, ma non paga manco la Tari. È la fine. I Linguanti, offesi nell’onore, radunano un esercito pronto a scagliare l’attacco finale. Quando la battaglia sembra inevitabile, le donne delle due fazioni rivali intonano un canto straziante e invocano la dea Tekra che mentendo spudoratamente, preannuncerà l’arrivo risolutore della raccolta porta a porta e dei mastelli personali.
[…] se al Teatro Greco cominciassero a rappresentare le Tragedie Pitacoriche (Agamennule, I Supplici, Tekra, le Noticiane) e le spacciassero per opere di Sofocle e di Euripide. Quando ne sono venuto a […]
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