Dice che quando Massimo Ranieri ha intonato “Se bruciasse la città”, il Nanno col giubbotto blu, con la diavolina che si era portato da casa, ha appiccato un incendio tra gli scaloni del settore H del Teatro Greco e lui, Ninni, Silvana, Cugno, le ragazze romene e lo zio Iano si sono messi a ballare in uno stato alterato di coscienza, tra Jim Morrison e un baccanale dionisiaco, e buttavano voci tipo: “Cunnutu!”, “Ietta sancu” e “Aanti!!!”.
Quando, dopo venti minuti buoni, sono arrivati quelli della sicurezza con gli estintori per spegnere tutto e accompagnarli fuori, il Nanno col giubbotto blu ha detto: “A chista democrazia ma chiama?” e poi, rivolto verso l’artista ha gridato: “Massimo, riccillu tu…”.
Ranieri non aveva capito bene la situazione, non ci vede bene da lontano, e ha salutato con la mano e fatto un “Uè” napoletano, così, per sdrammatizzare. Quello della sicurezza sembrava interdetto e il nanno, prendendo la palla al balzo, gli ha detto: “Visto? Noi siamo dionisiaci… no come a tia ca sì cunnutu e apollineo…” gli ha detto un ammuttune e poi e scappato via dall’ingresso che da sulla panoramica.





