Il Deserto dei Tartarini di Dino Bazzano

I grandi incipit della letteratura Pitacorica

Il Deserto dei Tartarini 

di Dino Bazzano

Nominato Vigile Urbano, Giovanni Drago partì una mattina di settembre dalla Fanusa, dove abitava, per raggiungere Piazzale Sgarlata, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch’era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di vigile urbano. Come schermata-2017-02-20-alle-09-35-27 ebbe finito, alla luce di una lampada a neon si guardò nello specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Pensava alle giornate squallide alla sala scommesse della Borgata, si ricordò delle amare sere imbottigliato in via Malta quando vedeva fuori dall’auto passare a piedi la gente libera e presumibilmente felice. Ricordò la pena di contare le monete, che sembrava non finissero mai, per pagare il parcheggio del Molo. Adesso era finalmente Vigile Urbano, poteva superare gli ingorghi con la paletta e non pagare il parcheggio, eppure tutto questo era passato. Tutti quei giorni, che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai. Sì, adesso egli era Vigile Urbano, avrebbe avuto tredici mensilità, le ferie pagate, la malattia, il sindacato, le donne lo avrebbero forse guardato, ma in fondo ‐ si accorse Giovanni Drago ‐ il tempo migliore, la prima giovinezza, era probabilmente finito. […]Perché girava per la camera con inconcludente nervosismo, senza riuscire a trovare l’orologio, lo smartphone d’ordinanza, il berretto, che pure si trovavano al loro giusto posto? Non partiva certo per la guerra! Decine di vigili urbani come lui, avevano prestato servizio a Piazzale Sgarlata per la fiera del mercoledì, come se andassero a una festa. I timori che porta con sé ogni mutamento, la commozione di salutare la mamma, gli riempivano sì l’animo, ma su tutto ciò gravava un insistente pensiero, che non gli riusciva di identificare, come un vago presentimento di cose fatali, quasi egli stesse per cominciare un viaggio senza ritorno…

Picciuttazzi di Pier Paolo Patanè

I grandi incipit della letteratura Pitacorica.

Picciuttazzi

di Pier Paolo Patanè

Era una caldissima giornata di luglio. Savvuccio che doveva farsi la prima comunione e la cresima, s’era alzato già alle cinque; ma mentre scendeva giù per via Dione coi calzoni lunghi grigi lucidi e la camicetta bianca con saetta arancione fluo, piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un malacarne quando se ne va a ballare alla discoteca…

I grandi incipit della letteratura Pitacorica – Neapolis Psyscho

Neapolis Psycho

di Bruno Ernesto Bellis

Niente a Senso”, sta scritto scarabocchiato a grandi lettere nere sbiadite su un muro tra la ASL e il Credito Siciliano, nei pressi american-psycho_scalich_04dell’incrocio tra Via Brenta e via Oglio; e l’iscrizione è tanto vistosa che la si legge comodamente dall’interno dell’auto, che avanza a piccoli strappi nel traffico caotico, proveniente da Corso Gelone. Patrizio Belfiore ha fatto appena in tempo a leggerla, quand’ecco che una motoape si affianca all’auto e gli chiude la visuale. L’ape reca sulla fiancata il cartello “la tua invidia è la mia fortuna”. A questo punto, Belfiore – che ha ventisei anni ed è disoccupato – alza il volume della radio che sta trasmettendo una compilation Disco Samba…

I grandi incipit della letteratura Pitacorica – Tenera è la Sorte di Francesco Scotto Finocchiaro

Tenera è la sorte

di Francesco Scotto Finocchiaro

16265577_2203504126542344_2435545543073883100_nSulla bella costa della riviera siracusana, a mezza strada tra Fontane Bianche e il confine con Avola, sorge un bunker diroccato della seconda guerra mondiale. Palme deferenti ne rinfrescano la facciata grigia, e davanti a esso si stende una breve spiaggia tipo Marchesa di Cassibile. Recentemente è diventato un ritrovo estivo di gente importante e alla moda; dieci anni fa, quando il turismo straniero manco ci veniva, era quasi deserto. Ora molte ville vi si raggruppano intorno; ma quando questa storia incomincia, soltanto i tetti di una dozzina di vecchie villette marcivano come carrube in mezzo ai pitosfori ammassati tra il Camping Sabbia d’oro e l’edicola votiva di San Sebastiano in Contrada Gallina, seicento metri più in là…