La trama del film

Francamente, l’aspetto che lascia più sconcertati è la sensazione di impunità e ingiustizia, quella di “ognuno può fare quello che vuole”, perché si ha come l’impressione che le istituzioni arranchino. Spero di sbagliarmi, ma l’altra sera, mentre le saracinesche dei negozi cominciavano a chiudere e io stavo tornando a casa, ho visto due picciuttazzi che uscivano da uno di questi negozi, non sembravano dei semplici malacarni, erano più spavaldi del solito, sono saliti su uno scooter e senza casco sono partiti a velocità folle, hanno quasi travolto una signora con un bambino in braccio che stava attraversando sulle strisce pedonali, per poi imboccare contromano una stradina secondaria nel disinteresse generale, anche il mio, che ho immediatamente pensato ad una estorsione mentre osservavo la scena come se fossi al cinema.

L’ordigno fatto esplodere davanti al bar Viola in Corso Matteotti, in zona rossa e in pieno coprifuoco si aggancia perfettamente alla trama di quel film. Malacarni con macchinoni fiammanti; piazze di spaccio debellate un giorno e attive l’indomani, fuochi d’artificio a festeggiare scarcerazioni, partite di stupefacenti, alleanze e vittorie sui rivali. Ci siamo indignati quando il Sole 24 Ore ci ha piazzato al terzultimo posto della qualità della vita, perché noi abbiamo il mare, il Teatro greco e la granita di mandorla, ma quei dati invece, raccontavano molto bene anche tutto questo.

Via Pietro Novelli, svelato il mistero dell’ordigno

La relazione degli artificieri non lascia adito a dubbi, non si tratterebbe di un vero e proprio ordigno ma di un agglomerato di rifiuti altamente instabile che il Sig Patanè (nome di fantasia), un cittadino siracusano, evasore totale Tari, avrebbe abbandonato nottetempo sul ciglio della strada. “Non mi hanno concesso le chiavi dei carrellati e non sapevo cosa fare.” sono queste le prime parole del Patanè ai cronisti. Dagli esami scientifici, l’ordigno, racchiuso all’interno di un resistente involucro di stagnola, sarebbe stato confezionato con 40 giorni di avanzi di carne di cavallo, sbizzero, valdostane, pollo, funchetti, ogghiu re pipi, tabasco, patatine e sassaemayoness, tutti cibi di cui il Patanè sarebbe ghiotto. Interrogato dagli inquirenti, il sospettato, avrebbe confessato il mancato pagamento della tari dal 2008 e lo stato di esasperazione nel non potersi liberare dei rifiuti per via dello stato di quarantena e per lo scrupolo di un amministratore di condominio zelante.