Prenotazioni

– Si salve, è possibile prenotare un tavolo per stasera?

– Uhm… quanti siete?

– Siamo 4 adulti e 3 bambini…

– Uhm… a che ora?

– Alle 20:30.

– Uhm…

– …

– …

– È ancora in linea?

– Uhm… però no dopo le 20:30…

– Sì, che è esattamente l’orario che le ho detto io…

– Dopo le 20:30 non vi prendo…

– Guardi, se preferisce non veniamo proprio…

– No, che c’entra… però…

– Sì, ho capito, no dopo le 20:30.

– No dopo le 20:30.

– Se me lo ripete un’altra volta mi ammazzo e poi non veniamo…

– …

– …

– È ancora in linea?

– Sì

– Mi conferma la prenotazione?

– Mi serve un cognome…

– Mac Allister…

– Mec?

– Allister, 4 adulti e 3 bambini…

– A che ora?

Ma quale futuro

Ne avevo scritto qui, e non che mi aspettassi chissà che reazione, ma dopo sei mesi di turismo esasperato, di tutto esaurito, di case vacanze nei garage, di ristoranti con il tanfo di pesce marcio e i dehor abusivi sui sagrati delle chiese, la situazione non è cambiata, anzi ho notato un peggioramento che mi ha annichilito. Ieri era festa e c’era una simpatica iniziativa a piazza Duomo con i Vigili del Fuoco, i bambini e la befana. La piazza era strapiena, e anche se in giro era tutto uno “Stai scuppiannu”, “Ancora manciare…dicalafici” , “Mpare, sono in chetosi” e “A Befana mi puttò a Citrosodina”, i bar esplodevano di umanità: nanni, picciriddi, pellicce, abiti sintetici, tatuaggi orrendi e rolex veri, rolex falsi.

Quando con una fortuna sfacciata mi sono accomodato al tavolino completamente sommerso dei resti delle consumazioni altrui, avevo già capito l’antifona. Sul mio tavolo c’erano una quindicina di tazzine di caffè, succhi di frutta, coppette di gelato, carte insivate di pizzette e arancini, bottigliette di Crodino vuote, bottigliette di Crodino piene, Crodini interamente versati sul tavolo che sgocciolava, ciotole di olive con olive e ossi sputati dentro, patatine fritte, una monoporzione di salsa rosa (forse portata da casa), due posaceneri strapieni di cicche e fazzolettini e una selva imbarazzante di bicchieri di plastica di quelli vietati dall’ordinanza plastic free, per la serie faccio le regole tanto nessuno controlla, che è un po’ la Weltanschauung di questa città qui. 

Ci siamo guardati  intorno e sospirato, perchè il nostro era uno dei tavoli messi meglio e abbiamo cominciato a chiacchierare aspettando che qualcuno passasse a sparecchiare e prendere le ordinazioni. L’attesa è stata vana perchè in 40 minuti non si è fatto vedere nessuno. Ogni tanto spuntava una ragazza con il vassoio pieno di gelati ormai sciolti, caffè freddi e bibite calde, si aggira smarrita tra i tavoli e provava a distribuire queste comande: “i caffè sono qui?”, “la coppetta piccola pistacchio, cioccolatto, fragola e caffè è vostra?”, un supplizio. Non era certo colpa sua, mi pare ovvio, provateci voi, da soli, a servire 200 persone che buttano voci, si dimenticano quello che hanno ordinato, cambiano di tavolo senza dirlo a nessuno, si lanciano sedie da un tavolo all’altro: “Scusa è libbera?“ mi ha chiesto un tizio che pareva una comparsa di un video di un cantante trap di infimo livello. Non ho avuto nemmeno il tempo di dire: “Sì, prego, può prenderla” che FIIIUMM la sedia era già in volo e sorvolava il tavolo di una famiglia di turisti stranieri increduli, diretta verso un amico del trapper ancora più torpo, che era lì, pronto a riceverla.

Insomma, dopo quasi un’ora nella quale abbiamo occupato un tavolo da otto – sull’altra metà, che comunque era senza sedie, avevamo spostato bicchieri, tazzine e tutto lo schifo che avevamo trovato – alla fine, sconfortati, siamo entrati a prendere le ordinazioni dentro e ce le siamo portate al tavolo da soli, non pagando alcun servizio, occupando in maniera forzata e per un tempo incomprensibile il tavolo di un bar in una delle più belle piazze d’Italia mentre altre decine di persone volevano sedersi. Altri invece partivano in spedizione e compravano da altri esercenti, gelati, bibite e rosticceria assortita e poi tornavano carichi di roba a sedersi lì e dividevano alla famiglia. La domanda che sorge spontanea è: ma come diavolo è possibile? Cioè, quale imprenditore può reggere questo immenso spreco di risorse? In una città normale, una città veramente turistica, dove i servizi sono gestiti da gente seria, che ha studiato, che si aggiorna, che ha viaggiato e conosce il mondo e gli standard minimi di accoglienza, una cosa del genere non è nemmeno immaginabile. Soldi persi per l’incapacità di gestire un bar nella piazza principale di un centro storico con i tavoli sempre pieni, mica una stazione orbitante spaziale a metà con la Russia. Un giorno di festa con una sola cameriera per 200 coperti – e non voglio nemmeno immaginare che razza di contratto abbiano fatto alla poveretta – è una cosa che grida vendetta. Dovrebbero intervenire il sindaco, i sindacati, l’arcivescovo, Lamba Doria, le deputazioni nazionali, regionali e di Santa Lucia.

Per farla breve, la situazione per come la vedo io è davvero drammatica, io non so cosa ne pensiate, ma qua, tra un’industria ormai al suo canto del cigno; le chimere di una rigenerazione green improbabile e i disastri ambientali normalizzati con tanto di decreti che derogano qualsiasi prescrizione, insomma, in un quadro del genere, se non sappiamo manco servire 200 caffè per l’epifania… ma quale vocazione turistica, ma quale futuro?

Parchi giochi senza giochi

Una cosa sono i vandali che devastano le casette dell’acqua, un’altra è il degrado e la mancanza cronica di pulizia e manutenzione. Il parco giochi dei Marinaretti – l’unico senza spaccio e prostituzione – che serve i quartieri di Ortigia e Borgata versa in una situazione vergognosa. I giochi per i bambini sono luridi, pericolosi, mai manutenuti, mancano tavole di legno, ci sono chiodi e viti che vengono fuori dal nulla, c’è uno scivolo completamente ricoperto di guano di uccelli, le panchine sono oscene e ieri, la fontanella dell’acqua sparava il suo getto a due metri di distanza dando vita ad un enorme acquitrino fangoso. Il fatto che questo dei Marinaretti venga considerato uno dei parchi migliori, la dice lunga sullo stato dei servizi all’infanzia garantiti in questa città che si era messa in testa di fare la capitale della cultura. Il paradosso è che siamo entrati nel loop, che io preferisco chiamare “scuse vergognose”, secondo il quale non si interviene con la manutenzione perchè tanto poi distruggono tutto. Non c’è niente di più fastidioso di tale argomentazione perché in questo caso, i vandali non c’entrano niente, è proprio disinteresse e pressapochismo di chi dovrebbe intervenire e invece si gira dall’altra parte. 

Rebus

Nella galassia dei venditori ambulanti di frutta e verdura non ho ancora deciso se ammirare di più quelli che nel giro di qualche anno hanno usucapito un pezzo di strada, sono diventati stanziali e sono passati dal camioncino al prefabbricato con dehors, garage e griglia in pietra per arrostire i peperoni – alla faccia di qualsiasi norma igienica e dei viddumari che ancora pagano l’affitto del basso commerciale – o quelli che preferiscono restare liberi, senza vincoli e parcheggiano il loro mezzo in seconda fila, di sbieco, a spina di pesce e posizionano intorno cartelli che sponsorizzano broccoli, mazzi di spinacia 3 x 2 e sacchi sabbaggi, peri, mandaranci, aranci e sancuinelli e passi che c’è la crisi e che tutti devono lavorare e si chiude un occhio, ma santo cielo, ma perchè in mezzo alla strada? 

Sto guardando

Chissà cosa scatta in ognuno di noi quando ci addormentiamo esausti sul divano guardando la tv e allora la persona al nostro fianco prende il telecomando e cambia canale e noi ci svegliamo di soprassalto e indignati e diciamo: “no, che fai, rimetti lì, lo sto guardando” e quella, sconsolata, asseconda la nostra richiesta e allora noi ci riaddormentiamo soddisfatti.

Stupidistan

Domani mattina, domenica 18 ottobre, alle 11:30, per Marzamemi Book Fest, avrò il piacere di presentare “Stupidistan”, l’ultima fatica letteraria di Stefano Amato edita da Marcos Y Marcos. L’appuntamento è al Cortile di Villadorata a Marzamemi, la puntualità è gradita, la mascherina obbligatoria. Parleremo di Sicilia, siracusanità, immaginari distopici e possibili futuri inquietanti. A chi si presenta con il colletto della polo alzato e con i capelli rasati ai lati e lungi in cima, una copia autografa del romanzo e un buono da due euro per un Gratta e Vinci al tabacchino della ciazza!

Chissà

Non ho ancora capito se il tuo è un gesto di sfida al sistema, una provocazione irriverente o proprio sei talmente zauddo che manco ti accorgi che continui a parcheggiare il tuo suv Bmw, a spina di pesce, sulla corsia ciclabile.