Intrigo Internazionale

A nulla sarebbe valso il tentativo disperato dell’avvocato della coppia di turisti che ha danneggiato la fontana di Diana, secondo il quale si sarebbe trattato di un gesto simbolico per protestare contro la pista ciclabile in viale Teracati. Restano incarcerati nella cella di sicurezza al quarto piano del Vermexio i due turisti britannici che, l’altro ieri, per nulla intimoriti dalle luci stroboscopiche che illuminano il monumento e in uno stato alterato di coscienza per via della spropositata quantità di vino rancido, scoppolaricchi fritti in olio esausto, puppettine di mucco e cozze non scoppiate, propinategli da un ristoratore ortigiano zelante, hanno deciso di immergersi nelle acque diafane della Fontana di piazza Archimede, danneggiando il complesso scultoreo e facendo saltare l’alluce valgo di Diana. Per gli studiosi si tratta di un danno inestimabile dato che lo scultore Giulio Moschetti, autore dell’opera, aveva scolpito quell’alluce riproducendo meticolosamente l’unghia incarnita di Diana come descritta da Eschilo nella tragedia “Pédicuro a Colono” di cui è andato perso l’unico frammento di testo. In una riunione di Giunta convocata nottetempo, l’Amministrazione ha decretato la linea dura contro la coppia di giovani inglesi. La diplomazia dei due regni è già a lavoro e secondo alcuni rumors  giudicati attendibili, la Regina Elisabetta II avrebbe chiamato personalmente il Sindaco Italia per trattare il rilascio dei suoi sudditi. Sul piatto ci sarebbe una sfacciata somma di denaro, si parla di 15 milioni di sterline che il Comune avrebbe intenzione di investire su un sistemone infallibile al superenalotto, dando decoro e dignità ai banchetti abusivi dei boat tour in mezzo alla strada e allestendo un mercato coperto di pescato di frodo dietro piazza delle poste. A questo denaro, si sommerebbero 15 double deck bus, i famosi bus inglesi a due piani, che saranno sorteggiati tra i paninari su ruota e gli incrasciati cittadini risolvendo in un solo colpo l’annoso problema dei dehors in mezzo alla strada.

Esausto

Il progetto Urban Waste sulla corretta gestione dell’olio esausto trova una importante sponda istituzionale nel Consorzio Pescatori di frodo Piazza delle Poste che si farà carico del corretto smaltimento degli olii e offrirà a tutti i cittadini che smaltiranno in maniera corretta una fritturina di paranza e la t-shirt con il claim “Waste oil & Masculino”.

La Scelta

– Scusi, è solo questa la pizza o sta uscendo altro?
– Ora nesci na tegghia i Maggarita e a Spoglia prosciutto e fommaggio.
– Allora aspetto la margherita…
– Maggarita è tutta prenotata, anche la Spoglia. Si puó prentere quello che è rimasto…
– Non c’è molto… queste chiuse come sono?
– Una ca spinacia, l’attra è prenotata…

Asili, parte anche la refezione

Asili nido, tutto pronto per l’apertura. Stipulato con Assopanini e Confcavallo un protocollo per l’espletazione del servizio di refezione scolastica con un menù ad hoc. Per i nutrizionisti del Comune, l’apporto energetico fornito dal Menù Kids – un pasto completo che comprende: Panino Maremonti con cavallo, camperetti, funchetti, ogghiorepipi e sassaemayoness, una vaschetta patatine fritte, una lattina di Coca Cola e un frutto – sarebbe perfettamente bilanciato e indicato per lo sviluppo di una sana siracusanità nei più piccini. Pronto all’intesa il Comitato mamme che chiede di modificare il menù con l’inserimento di un Cosciotto o di una Vaddostana due volte alla settimana.

Pitarri

Erano almeno dieci anni che non si vedevano in giro per Ortigia orde di turisti così pitarri! Sono una moltitudine, mangiano panini che imbottiscono per strada con i salumi del discount, bevono birra Messina cristalli di sale o Finkbräu, lavano mutande e magliette a Calarossa e buttano enormi sacchi di spazzatura nei pochi cestini solitari. Ma quale crisi del turismo, semmai la crisi è degli alberghi a 4 e 5 stelle, questi sono azziccati nelle peggio case vacanze, nei bassi e nei tuguri, usano contanti, prediligono il nero, prenotano per due e poi si infilano in casa in cinque. Molti scappano la sera prima, per non pagare l’alloggio.

Cocchitel Bar

– Ciao, siamo in tre, possiamo accomodarci per un drink veloce?

– Siete quelli de cinema?

– Sì, del Festival…

– Preco arriviamo subito per la comanta.

– Grazie mille.

– Allora… Benvenuti da XXX laungi e cocchitel bar. Vi lascio i menu dei drinchi

– Guarda io ho le idee chiare, prenderei un gin tonic… che gin mi proponi

– … 

– Dico, che gin hai?

– Gin?

– Sì, Bombay, Tanqueray, Hendrick’s?

– Ora controllo… Intanto per voi?

– Per me un Manatthan

– … è finito

– Come finito!

– Non ce l’hanno pottato…

– Allora un Long island?

– Ci posso consigliare un Spritz?

– Lascia stare, prendo una vodka lemon, si puó avere?

– Cetto! Ci vuoi macare a Redbull?

– No, no per carità.

– E lei?

– (Con accento straniero) Screwdriver per favori.

– … patatine?

– No, vuole uno Screwdriver… praticamente vodka e…

– No, un attimo racazzi, ca semu laungi e cocchitel bar, facemu i cocchitel va… i cocchitel normali, semi specializzati… ma sti cosi non li facciamo pecchè i nostri clienti bevono attro.

Assempramenti

“U Prefetto e u Sintaco Italia avrebbero a risolvere i pobblemi veri e no che li devono creare.”. Parole di fuoco quelle del comitato Stutenti Siracusani Pella Movita, dopo la presa di posizione delle istituzioni sugli assembramenti e sul mancato utilizzo della mascherina. “A noi, i rappresentanti dei Stutenti pella movita, sta cosa non ci piace che secondo i Prefetto e macari seconto u Sintaco ci stiamo tutti impicchiati. Non e vero, queste sono accuse intecenti, accussì, senza prove, senza nenti. Sta cosa che ora, dopo che ci ata costretto a loctaun, a du misi di quarantena, non ci possiamo bere manco un coctel colla comitiva perchè questa e dittatura. Cioè prima non poteumu manco nesciri cche mutura ho ca zita e ora ca u virus sta morento, perchè non c’è ne Coviddi, ci tite che dovessimo essere responzabili è fosse macari stare ai casi? Ma state abbabbianto? Pecchè u prefetto non pensa a chiddi ca fano a rapina o delinguono e pecchè il sintaco non pensa ha puliziare a città e assistimari i strate anzicche farisi i seffi cu Docce e Gabbana? Noi giovani havemu u diritto di fare buddello proprio picchi semu giovani e ha scola pi stannu e finita e cosa dovessimo fare in una città ca e un paisazzu? Nenti! ma quacche cosa ama a fari e quinti ve la dovete assuppare e starivi muti picchì chista e demograzia!”.

Rumors

Torna a Siracusa “Symphony”, lo yacht del miliardario Bernard Arnault, proprietario della holding di Louis Vuitton. Alcuni rumors lasciano intendere che l’imprenditore e capitano d’industria francese vorrebbe investire sul territorio. Pronte due maxi offerte per rilevare il Panino di Notte e Zio Agatino!

La porta delle meraviglie

Mi manca andare a cena nei ristoranti turistici e improvvisati, quelli dove non andresti mai di tua spontanea volontà ma ti ci porta sempre una coppia di amici e tu sei stanco di fare costantemente la parte del rompipalle, di quello che fa il difficile e allora acconsenti e sai già cosa ti aspetterà. L’esasperazione dei coperti, lo spazio vitale ridotto a niente, la pressione antropica tipo megalopoli asiatica per mangiare un piatto di fritto misto in olio esausto, per di più solo con i calamari. Mi mancano le scuse più assurde, la strafottenza, il servizio ai limiti del self service ed i camerieri che sbagliano le ordinazioni. Mi mancano i primi con i frutti di mare con tre cozze biancastre e il piatto pieno di scorce vuote, gli “stricoli” al pesto di pistacchio industriale proposti a 15 euro e l’utilizzo esasperato dei diminuitivi: l’antipastino, i paccheretti, il filettino, il guazzettino, l’arrostino, l’insalatina, la grappetta e il dolcino. Mi mancano i tentativi di imbrusarti il cerniotto di 30 kg da fare alla matalotta, i tentacoli di polpo coriacei, tenaci e giganteschi come quelli di una piovra assassina. Mi mancano le cotture sbagliate e la difesa degli errori fino alla morte, per la serie il cliente ha sempre ragione un cazzo! Mi manca l’incapacità a soddisfare le più semplici richieste: chiedi una pietanza senza prezzemolo e ti arriva sommersa di prezzemolo, ti chiedono se vuoi dell’altro pane e tu dici no, perchè il tavolo è coperto di piattini del giro di antipasti che ancora una volta avete avuto l’ardire di ordinare maledicendovi un secondo dopo averlo fatto e loro ti portano il pane, vuoi un vino e non c’è, ne scegli un altro e ti arriva caldo, il secchiello con ghiaccio però non si può posizionare altrimenti i camerieri non possono passare. MI manca porgere il mio piatto sporco al cameriere, è una cosa che faccio sempre, in qualsiasi occasione, per rispetto di chi sta lavorando. Mi manca osservare la tavolata di 20 turisti tedeschi, allampanati e felici di essersi accomodati ai tavoli di un dehors abusivo in un vicolo di Ortigia, ai quali stanno servendo tutte le rimanenze del frigo e della dispensa. Mi manca, a fine pasto, la domanda del ristoratore: “allora com’è andata?” e il doversi trattenere e rispondere “bene, bene”, perché se solo uno accennasse ad una critica, quello risponderebbe piccato: “Eh, ma da noi non si lamenta mai nessuno!”. Mi manca da morire chiedere il conto con il gesto della penna che scrive in aria, mi manca il conto quando arriva sul foglietto a quadretti, mi mancano i prezzi gonfiati a dismisura e i finti sconti, quel 138 euro cancellato con un colpo di penna Bic e rimpiazzato da 82, sfacciati! Mi manca pagare in contatti e fare le divisioni delle quote con l’iphone. Mi manca tirare fuori il bancomat e chiedere: “ha il pos?” e osservare l’espressione finto sconsolata del ristoratore che risponde sempre: “puttroppo si ha rotto!”.

Putìe

Quando entro in una delle luride putìe qui a mare e mi accorgo di essere l’unico che indossa la mascherina, mi rivolgo al personale chiedendo, per favore, che almeno loro facciano altrettanto. Le reazioni sono varie: c’è chi mi guarda a bocca aperta, chi si mette a ridere e chi mi manda a fare in culo. Ieri mi hanno mandato a fare in culo. Io ho incassato – inutile cercare di intavolare una discussione con questi – mi sono girato e ho fatto per andare via ma poi mi sono bloccato davanti alla porta e sono tornato indietro. Ho cominciato a girare tra quei quattro disgustosi scaffali pieni di sporcizia e di prodotti dozzinali a prezzi gonfiati e ho scelto i più cari. Lì ho presi uno ad uno, ho perfino chiesto i prezzi alla cassiera scuffata e al proprietario sudato e ho visto i loro occhi che brillavano, stavano pregustando il conto salatissimo che mi avrebbero battuto e gioivano perché finalmente, oltre ai normali prodotti a limite scadenza, si stavano liberando anche del vasetto di “polpa di granchio reale” che è su quello scaffale dalla semifinale con la Germania del 2006 e delle bottiglie di Corvo Glicine vendemmia 2008 proposte senza vergogna a 16 euro l’una. Quando ho riempito il cestello per bene, mi sono diretto verso la salumeria e ho ordinato etti su etti di affettati: il prosciutto cotto, quello verdognolo, il crudo arido e sfiorito e la mortadella appassita e triste. Ho Preso una ricotta bianco fumé, un pezzo di primosale che sembrava un macigno, una quantità invereconda di provoletta che ho preteso venisse affettata sottile, e più i bifolchi senza mascherina dicevano: “è venuta un po’ di più, chi fazzu? lassu?”, più montava in me un senso di euforia: “lascia, lascia”. Ho persino fatto riempire una vaschetta di olive cunsate che avevo già adocchiato l’estate precedente, le ho riconosciute perché dentro, c’era ancora il tappo di una penna Bic che era scivolato di mano al commesso il 9 agosto del 2019. Terminato lì, mi sono spostato al banco forno e mi sono fatto incartare quattro “vota vota” col prezzemolo, una teglia di sfoglia, mezza di pizza rossa e otto scolli. Ho preteso di avere gli ultimi, quelli a contatto con il vetro mai lavato della vetrina. Poi mi sono messo in coda alla cassa e finalmente è arrivato il mio turno, ho fatto aggiungere al conto un sacco di carbonella, una scatola di Diavolino super fast e una bombola di gas da cucina. Il proprietario, che aveva fiutato l’affare e nel frattempo aveva sostituito la cassiera, adesso era tutto un sorriso, ha battuto i prodotti e il registratore di cassa ha sputato fuori uno scontrino che sembrava un sudario. “Sono duescentoscinquantasiei euri e quartordiscicentesimæ.”, ha detto soddisfatto. Io ho annuito, ho fatto per prendere il portafogli e per sfilare delle banconote invece, fiero, gli ho mostrato il crigno. Lui non se l’aspettava e ha balbettato di nuovo il totale del conto: “duescentoscinquantasiei euri e quartordiscicentesimæ.”. Io ho sussurrato: “suca.”. “Come?”, ha fatto lui. “SUCA!”, ho gridato come un pazzo e con un balzo felino sono uscito fuori dal market, salito in macchina e scappato via. Poi qualcuno mi ha afferrato per un braccio, era Donatella: “Emi, svegliati, svegliati! – mi ha detto – stai urlando nel cuore della notte e digrigni i denti…”.