Una questione di fiducia

Quello che sto vedendo in giro non mi piace per niente, lo trovo irrispettoso e pericoloso, per cui, ho tracciato una bella riga. La cosa è molto semplice, si tratta di una questione di fiducia: da una parte ci sono gli esercenti per bene, dall’altra quelli che si sentono spacchiosi. Io ho deciso di rispettare le regole e di prendere tutti gli accorgimenti per preservare la mia salute e quella degli altri, se tu non fai lo stesso, se per te è solo una farsa, se non indossi la mascherina o la metti lasciando il naso fuori, se prendi i generi alimentari senza utilizzare i guanti, se nonostante le vetrofanie ed i cartelli che hai appeso nel tuo esercizio commerciale, permetti ai clienti di entrare senza dispositivi di protezione individuale, se non intervieni quando questi bifolchi di assembrano al bancone o davanti allo scaffale, se ti interessa solo fare cassa per pagarti le rate del Suv, sappi che io, nel tuo negozio non ci rimetterò più piede e per quel che mi riguarda, scusa la franchezza, per me puoi anche chiudere.

Cordialità

Esegeti

Non sei mai uscito dal triangolo viale Zecchino, via Filisto, viale Tica; hai piantato le tue personalissime colonne d’Ercole in Largo Dicone; ti sei formato tra il Bar Kennedy e la sala giochi di via Pitia; non leggi più nemmeno le pagelle della Gazzetta dello Sport; non ti è ancora chiara la differenza tra e congiunzione e verbo, ma su Caravaggio, finanziamenti, tecniche di restauro e contestatualizzazione dell’opera,  nemmeno un dubbio… Ti invidio e ti stimo.

Distanziamento Sociale: arrivano in città i primi 2000 assistenti civici

– Scusate…

– Chi bboi?

– Dovreste mantenere le distanze di sicurezza e indossare le mascherine, per favore…

– Ma cu spacchiu si?

– Assistente Civico scelto, Alessandro Privitera, per servirvi… sono un volontario che…

– Ma chi boli chistu? Cecca i iratinni, testiminchia!

– Non si alteri, Questo è un servizio civico di volontariato. Mi consideri come un distributore di buone maniere che, col sorriso sulle labbra…

– Ma chi sta ricennu?

– Forse lei non è al corrente che io, insieme ad altri 60mila colleghi in tutto il territorio nazionale, abbiamo il compito di sconsigliare ed eventualmente di segnalare comportamenti che…

– Bravo, segnala sta minchia!  

– Senta, io ho una responsabilità: far rispettare tutte le misure messe in atto per contrastare e contenere il diffondersi del virus

– Uora basta, non mi fari peddiri tempo… o cecchiti n’travagghiu, fatti zitu, fai zoccu voi, ma lassini peddiri.

– Ma io…

– Ancora ca si? Ti nna ghiri, sciesso?

Il Premio Vittorina al Teatro Greco

Accordo raggiunto e protocolli firmati: Il Teatro Greco spalanca le porte alla quinta edizione del Premio Vittorina! Da non confondersi con il Premio Vittorini, archiviato per gli scoraggianti risultati di un sondaggio tra la popolazione siracusana che alla domanda: “conosce Elio Vittorini?”, ha risposto nel 86% dei casi “è una marmitta per scooter”. Il Premio Vittorina invece vuole onorare la memoria di Vittorina Carnemolla detta “a sciarrina”, la donna siracusana rinomata per il suo astio immotivato nei confronti della più famosa nobildonna Christiane Reimann. Pur non avendo donato il suo patrimonio al Comune di Siracusa, Vittorina ha lasciato ai siracusani qualcosa di più importante: il gusto della polemica fine a se stessa, l’insulto senza motivo, il colpo al cerchio e quello alla botte. Per questi inestimabili lasciti morali, Siracusa ha deciso festeggiarla con un Premio alla sua memoria. Il Premio Vittorina è senza dubbio uno degli eventi culturali più importanti della stagione e una vera e propria eccellenza siracusana che continua ad attirare l’attenzione di sciarrine, attaccabrighe e provocatori da ogni angolo del mondo.

 

Lo Apprezzeranno

Ieri ho letto un messaggio molto bello che mi ha colpito e fatto riflettere. Diceva una cosa tipo: da lunedì, quando vedrete qualcosa che non va in un bar, in un ristorante o in generale in qualsiasi attività aperta al pubblico, non indignatevi, non correte a denunciare, non sfogatevi sui social, ricordatevi che nessuno è perfetto e ognuno di noi sta cercando fare il meglio che può. Piuttosto – suggeriva il messaggio – ditelo ai gestori, lo apprezzeranno, escono da un brutto periodo e l’unica cosa che vogliono è rimettersi a lavorare… aiutiamoli, l’empatia è la soluzione migliore. 

Così, quando ho notato un bar con i tavolini uno appiccicato all’altro, dove erano accomodati una ventina di teenager intenti a  bere mojito e moscow mule, mi sono armato del mio sorriso più sincero e ho detto al proprietario: “Buongiorno, mi scusi se la importuno mentre sta lavorando ma lo faccio a fin di bene, posso solo immaginare quanto abbia sofferto in questi mesi di lockdown e adesso, anche per lei, è finalmente arrivato il momento di ripartire, tuttavia, voglio farle notare che in questo modo, sta contravvenendo alle più elementari regole di buon senso e come certamente saprà, alle norme in materia di sicurezza e distanziamento interpersonale previste nelle linee guida del DPCM e nell’ordinanza del Presidente della Regione Sicilia che le richiama. Ne era consapevole? Comunque, mi consideri a sua disposizione per eventuali chiarimenti e/o consigli.”. Ero pronto a ricevere un sentito ringraziamento e un saluto di gomito per il mio solidale interessamento e invece il proprietario mi ha guardato e ha chiesto: “Ma tu cu spacchi sì, nu sbiro e carrabbineri?”. 

– “No! solo un comune cittadino che ha a cuore la ripresa delle attività commerciali nel rispetto delle regole di salute pubblica…”. 

– “Ma talè a chistu! Ancora ca sì? Cecca i iratinni… facciminchia!”.

Si Riparte

– Quinti ricapitolanto sono: due caffè per cui uno macchiato, un cappuccino e una granita di mantola, giusto?

– No, un caffè macchiato, un cappuccino, un caffè americano con latte freddo a parte e una granita.

– Apposto… qualche cosa di mangiare?

– Un cornetto integrale miele e una brioche.

– Tonta o lunca?

– Scusi…

– La brioscia, tonta o lunca?

– Non saprei, lei che ci consiglia?

– Se è per la granita meglio quella tonta.

– Vada per la tonta allora, grazie

– Preco.

Cronaca di un tracollo annunciato

I segnali c’erano tutti, lo si intuiva dalla luce sinistra negli occhi di una grande fetta di popolazione. Son bastati tre giorni, non uno di più, per costringere l’Amministrazione a tornare sui suoi passi e chiudere l’unica lingua di verde e mare di questa città che annega nella cafonaggine, nella maleducazione e nel cemento.

L’ordinanza che sancisce, per la seconda volta, la chiusura della pista ciclabile e dello slargo del monumento ai caduti, è una tegola in testa e un sonoro vaffanculo urlato in faccia a chiunque abbia affrontato questa zoppicante Fase 2 con criterio e nel pieno rispetto delle disposizioni di legge. Ora tutti i cafoni e gli incivili che si assembravano lì, incuranti delle più elementari regole igieniche e di buonsenso, si sposteranno a bivaccare sul lungomare Alfeo. Il Sindaco aspetterà un paio di giorni e poi sarà costretto ad emanare un’ altra ordinanza per chiudere anche quello. I cafoni e gli incivili, imperterriti, transumeranno verso la Marina, dove pasceranno e si moltiplicheranno fino a raggiungere il limite antropico tollerato e l’Amministrazione, sentito il parere dell’Ufficio tecnico e del Comandante dei Vigili Urbani, emetterà ancora un’ordinanza per chiudere la storica passeggiata dei siracusani. I vigili urbani, grazie a un percorso obbligato realizzato con bancarella di calia e simenza e camioncini di incrasciati, convoglieranno la mandria verso l’area del Porto Spero, approntata per lo scopo. Nei piani dell’Amministrazione, i cafoni e gli incivili, dovrebbero stanziare lì fino alla fase 8, ma le continue scorribande al Decò di via Elorina e al Lidl, costringeranno il Sindaco a chiedere aiuto delle altre istituzioni e degli stakeholders. Sperando di sfruttare il potere deterrente della fede e della superstizione, si opterà per inviare l’Arcivescovo in loco che, preceduto da un finto simulacro di Santa Lucia, permetterà di incanalare la mandria in via Columba e spingerla verso l’ex circuito dove nel frattempo, i tecnici avranno allestito il villaggio d’emergenza per i lavoratori stagionali che doveva essere montato a Cassibile. Poi, nel corso di una gigantesca riunione fiume in prefettura, dopo aver preso in considerazione l’idea di sfruttare il loro passeggiare ossessivo avanti e indietro, come diserbante naturale per l’area del parco archeologico, si opterà per suddividere i cafoni e gli incivili in gruppi da 15/20 soggetti e di affidarli ai ristoratori siracusani che potranno obbligarli, anche con la forza, a consumare pranzo e cena, legati ai tavoli di spropositati dehors, fino ad un massimo di 65 giorni di detenzione. Messi al corrente della terribile evenienza, i cafoni e gli incivili, decideranno di arrendersi e dopo aver giurato fedeltà al DPCM, faranno ritorno alle rispettive case fino ad una nuova ordinanza che riaprirà la pista ciclabile e lo slargo del monumento ai caduti e tutto ricomincerà da capo, nei secoli dei secoli.

Via Pietro Novelli, svelato il mistero dell’ordigno

La relazione degli artificieri non lascia adito a dubbi, non si tratterebbe di un vero e proprio ordigno ma di un agglomerato di rifiuti altamente instabile che il Sig Patanè (nome di fantasia), un cittadino siracusano, evasore totale Tari, avrebbe abbandonato nottetempo sul ciglio della strada. “Non mi hanno concesso le chiavi dei carrellati e non sapevo cosa fare.” sono queste le prime parole del Patanè ai cronisti. Dagli esami scientifici, l’ordigno, racchiuso all’interno di un resistente involucro di stagnola, sarebbe stato confezionato con 40 giorni di avanzi di carne di cavallo, sbizzero, valdostane, pollo, funchetti, ogghiu re pipi, tabasco, patatine e sassaemayoness, tutti cibi di cui il Patanè sarebbe ghiotto. Interrogato dagli inquirenti, il sospettato, avrebbe confessato il mancato pagamento della tari dal 2008 e lo stato di esasperazione nel non potersi liberare dei rifiuti per via dello stato di quarantena e per lo scrupolo di un amministratore di condominio zelante.  

27 aprile – Diario Nanno col Giubbotto Blu

26 aprile 2020 ore 19:21

Il nanno col giubbotto blu ieri pomeriggio è passato per un saluto veloce, dice che era andato a comprare le pizze perchè aveva invitato a casa sua a vedere “Non è l’Arena” di Giletti, Ninni, u zu Iano, Cugno e Spampinato, tutti con le rispettive mogli. Dice che Cugno avrebbe portato del pastrami rumeno preparato dalle ragazze e zu Iano avrebbe pensato al vino, un Pista e Ammutta da 15 grati e mezzo. “Tu tu viri sulu? Chiffà… vo veniri a casa mia?” mi ha chiesto cordiale. Per non dire sempre no, ho cincischiato un po’ e ho detto: “Non lo so, grazie per l’invito, devo capire come organizzarmi e poi, in tutta franchezza,  non so nemmeno se mi va di vedermi il programma, io Giletti lo detesto.”. “Ma chi mi sta ricennu?” mi ha detto il nanno fulminandomi con lo sguardo. “La verità – ho continuato io – non mi piace proprio la trasmissione, la trovo vergognosa.”. “Manco a Babbara Dusso?,  mi ha interrotto agitato il nanno. “Manco la D’Urso.” ho ammesso sincero. “Allora se veni, statti mutu picchì se u sapi Sivvana, si pigghia na gran collera.”. 

27 aprile 2020 ore 6:51

Stamattina, al sorgere del sole, il nanno col giubbotto blu era già sotto casa mia intento a pescare, aveva un termos pieno di caffè bollente che beveva a lunghi sorsi. Ci siamo scambiati un cenno di saluto e poi io gli ho chiesto: “Allora? l’ha visto Giletti?”. “Schifìo – ha fatto lui –  ni vistumu a prima patt, poi sparavano accussì tanti minchiati ca i fimmini si misiru a fari a cucina e i subbizza e nuautri ni misumu a ghiucari e catti e come si tice… un bicchiere tira l’attro e n’ambriacammu tutti… Cugno ha pessu quacchi 200 euro e sinni scappò cu tutti i rumene.”. “E il debito ce l’ha con lei?” ho chiesto incuriosito. “No – ha concluso il nanno – cu Ninni… dici ca a menzuionno si virunu o bancomat di puzz’incinnieri.”.

 

Il diario del Nanno col Giubbotto Blu