Ma com’è che ancora nessun ex consigliere comunale ha cavalcato il calo di presenze turistiche per il Coronavirus invocando l’apertura totale della Ztl?
Isola dei Cani e Archimete Pitacorico presentano:
“La Satira prima e al tempo delle fake news”
22/02/2020 alle 19:00
Gli elementi per trascorrere una serata straordinaria ci sono tutti:
Un sabato sera di provincia;
Un titolo roboante;
Un grafico della DDR;
Due giornalisti che sparano minchiate ma almeno lo dicono prima;
Una delle sale più belle e rinomate della città che in confronto il Teatro Comunale impallidisce;
L’immancabile presenza di Ermanno Adorno, guru e fonte di ispirazione vivente;
La salsiccia di Palazzolo confezionata prima della svolta leghista del Comune ibleo;
Il vino “pista e ammutta” nei bicchieri di carta riciclata;
La possibilità di fare la tessera Arci o di Slow Food (Il decreto sicurezza bis vieta di sottoscriverle entrambe).
Chi volesse sentirsi più a suo agio potrà partecipare vestito in maschera o noleggiare il suo travestimento direttamente in loco.
MASCHERE DISPONIBILI:
Carola Rackete 10 euro + 3 euro parrucca dred
Mimmo Lucano 8 euro
Mediatore Culturale 5 euro
Attivista Femminista 5 euro
Elettore di Potere al Popolo 4 euro
Sostenitore 5 stelle in incognito 3 euro
Sardina 2 euro
On. Vinciullo 12 Euro
** La presenza all’evento da diritto a 5 crediti formativi per il Premio Tiche 2020.
Illustrissimo ristoratore,
ho apprezzato la cura che hai messo nell’impiattamento, ma la tua “Spicola in sassa di limone con veddure croccanti” purtroppo era molto deludente. Quando con sei venuto a chiedere se stava “antanto tutto pene”, con molto tatto ti ho fatto notare che la “spicoletta” era stopposa, la “sassa” di limone, slavata e le verdure erano tutto fuorché croccanti. Ti sei offeso a morte rimarcando stizzito che da te non si lamenta mai nessuno e che evidentemente era un problema solo mio. Non sei più passato dal mio tavolo e mi hai fatto pervenire il conto – rigorosamente su foglietto a quadretti – ancor prima che l’avessi richiesto. Quando ti ho raggiunto alla cassa per pagare e ti ho chiesto la ricevuta mi hai lanciato uno sguardo di odio e hai bofonchiato: “manco il limoncello ci offro”.
Veramente vorreste dirmi che solo a me “Why your next vacation should be in Sicily”, l’articolo apparso sulle pagine on line della sezione travel del Washington Post, è sembrato banale, scontato e zeppo di luoghi comuni e di inesattezze? Ma davvero nel XXI secolo si può ancora suggerire di venire in Sicilia e di usare “salutamu” al posto di “buongiorno” o di un più colloquiale e semplice “ciao?”.
L’ho letto due volte per vedere se mi sfuggiva qualcosa, se non riuscivo ad afferrarne l’importanza, se il testo nascondeva un modello stratificato che le mie nozioni di semiotica non riuscivano a scalfire, ma niente, anche dopo la seconda lettura il sentimento di delusione non è mutato. Anzi, mi è salito “u nibbuso” perchè non riuscivo a capacitarmi del perché avesse ottenuto un tale tam tam mediatico anche sui canali istituzionali. Tra l’altro su Siracusa dice proprio due cose in croce, le solite: Teatro Greco, Tempio d’Apollo, Orecchio di Dionisio, Piazza Duomo, insomma, le uniche attrazione che qualsiasi turista, anche il più sprovveduto, visiterebbe comunque, anche solo per sbaglio.
Ma se da un lato latitano le informazione storico culturali, dall’altro, l’articolo è zeppo di nozioni socio-antropologiche. Per esempio tiene a sottolineare che anche quando la Mafia governava la Sicilia, la maggior parte della popolazione non era affiliata ad una cosca ma viveva comunque sottomessa al crimine organizzato. Sarà per questo che suggerisce di non fare battute sulla Mafia e visto che ci siamo, di non fare riferimento ai siciliani come se fossero italiani. Prendiamone atto.
Purtroppo non sono obiettivo, ma quando i musicisti tradizionali siciliani (Bummolo, tamburelli e fischietti assortiti) entrano in pizzeria, mi prende lo sconforto e la depressione, però, voglio dire, la Sicilia ha una tradizione musicale di tutto rispetto, non dico che nella sezione playlist uno debba metterci per forza Scarlatti o Bellini, ma che so, Marcella e Gianni Bella? Il Maestro Battiato? Roy Paci o Colapesce per rimanere nell’attualità? Niente, l’articolo suggerisce invece di attraversare la Sicilia in auto, con 40 gradi all’ombra, ascoltando musica folkloristica con la ciaremella. Però, a sua discolpa, infrange un mito d’oltreoceano e tende a chiarire, una volta per tutte, che purtroppo la colonna sonora del Padrino contiene solo lievissimi accenni alla tradizione musicale siciliana e che quindi non può considerarsi tale.
Infine, scopriamo che in Sicilia la lingua italiana è compresa e questo è molto rassicurante. Mettetevi nei panni della signora Esther Winger, una casalinga della Virginia che ha passato tutti i martedì sera, per tre mesi, a prendere lezioni di italiano nel retro della parrocchia di padre Talbott. Da anni voleva organizzare un viaggio in Sicilia e finalmente si era decisa, aveva convinto suo marito Dereck e l’amica del cuore Lucille, rimasta vedova. Poi un giorno al market di Mr Pomeroy, un piazzista di lucido da scarpe Perryman se ne esce con ‘sta cosa che in Sicilia non si parlerebbe manco l’italiano. Sai che collera! La signora Winger non vuole credere alle sue orecchie, ma quello, il piazzista, insiste e dice che suo cugino, l’anno scorso, è stato a Palermo e pure a Ficarazzi a trovare dei parenti e assicura che da quelle parti l’italiano non lo conosce nessuno. A Esther crolla il mondo addosso, che fare? Torna a casa, ripone la spesa, suo marito Dereck si accorge che qualcosa non va ma lei non gli da nemmeno il tempo di chiedere, si tira dietro la porta ed esce di nuovo. Si dirige verso la biblioteca Warren dove con la sua tessera da casalinga può usufruire gratuitamente di una postazione internet. È fuori di se, vuole cancellare le prenotazioni, è disposta perfino a perdere dei soldi, non le importa più niente. Clicca sul browser e si apre l’homepage del Washington Post, lì in bella vista, nella colonna di destra, compare l’articolo sulla Sicilia. Esther lo legge e in un attimo la tensione si scioglie, lo legge più e più volte, il personale della biblioteca le fa presente che è tardi e stanno per chiudere. Prima di uscire Esther stampa un paio di copie dell’articolo, una vuole darla a Lucille. Fa ritorno a casa, cammina tranquilla godendosi ogni passo, non ha nemmeno preparato la cena ma pazienza, stasera accomoderanno. Entra in casa, ad aspettarla c’è Dereck, la guarda preoccupato, lei ricambia lo sguardo e sorridendo gli dice: “salutamo.”. Dereck resta serio, sta morendo di fame e risponde: “salutamo ‘sta minchia!”.
Quando ordino il fritto misto e mi portano solo i calamari e io lo faccio presente e il proprietario se la prende come se lo avessi offeso o quando ordini due piatti di pasta e mezzo litro di vino della casa, chiedi il conto e il gestore arriva sorridente e compiaciuto porgendoti un foglietto a quadretti dove con un tratto di penna ha sbarrato 72 euro e sotto c’ha scritto 35, come se uno sconto del genere fosse credibile. O ancora, quando dopo una cena mediocre, il proprietario ti chiede: “Allora come è antata?” e se tu gli dici che non è andata poi così bene, risponde sempre piccato: “Qui ta noi non si lamenta mai nessuno!”, oppure “Noi la pasta alla siracusana la facciamo così”. Per carità, va bene, ma se poi ti offendi, allora non mi chiedere niente.
Per non parlare del vino e del suo rituale spesso immotivato.
– Chi lo assaggia?
– Guardi, non è il caso, è una bottiglia senza pretese, tra l’altro la conosciamo benissimo, a posto così.
– No, insisto!
Allora ti tocca la pantomima dell’annusata, lo sguardo attraverso un calice sbagliato, il sorso contenuto e l’immancabile sorriso con cenno d’intesa:”perfetto, grazie.”. Solo una volta ho azzardato un timido “guardi, francamente è molto acido e sa di tappo.” per ricevere in tutta risposta un perentorio: “Pultroppo non ci possiamo fare più niente, non ce lo posso campiare pecche ommai l’abbiamo apetto”.
Quale sarà il futuro del bar Manice dopo la sentenza del TAR? A grande richiesta, tornano le soluzioni pitacoriche…
Drastica
Gogna, rogo e vandalizzazione della costruzione. È l’ipotesi caldeggiata dalle associazioni “Ortigia Sangue Blu” e “Attaccabrighe e Schiffariati sul Web”, da sempre contrarie alla realizzazione di qualsiasi opera – anche intellettuale – che non sia prima stata approvata in seduta plenaria e poi condivisa in maniera compulsiva in rete. Forti dell’appoggio di esponenti del centrodestra cittadino e di alcuni nobili decaduti, richiedono a gran voce – come stabilito nel R.D.Lgs n.7 del 1921 – un rogo purificatore e l’abbattimento a colpi di mazza chiodata del “Bar Monstre” ad opera di cittadini sorteggiati tra i più abbienti. La soluzione finale prevede l’esautorazione e la gogna del Sindaco, della sua Giunta e degli esponenti della Giunta Garozzo che non sono passati con il centro destra. In attesa delle elezioni amministrative del 2023, la città sarà retta da un comitato di saggi nominato da una elite intellettuale di residenti in Ortigia.
Sociale
Demolizione dell’opera architettonica e sua ricostruzione all’interno del Parco Robinson. È la proposta dell’associazione “Dame d’altri tempi” e della “Casa del Popolo Gianni Agnelli”. I due soggetti associativi puntano al recupero della struttura e al suo impiego in un contesto sociale periferico dove potrà essere utilizzata come sede della prima scuola di alta specializzazione in spaccio e borseggio intitolata a Polini, Giannelli, Arrow e LeoVince. Il contesto esotico e la presenza di popolazione indigena – che le dame e i compagni della casa del popolo trovano pittoreschi in maniera intrigante – fanno del Parco Robinson il luogo ideale per la formazione delle nuove generazioni di malacarni aretusei.
Concessione
Perché sprecare una così bella struttura con i frigoriferi integrati? E tutte le sedie e i tavolini, che fine faranno? Se lo chiede il consorzio “10, 100, 1000 sedie e tavolini spaiati” che riunisce i proprietari dei dehors abusivi. Il consorzio ritiene che la costruzione possa essere data in concessione ad un manipolo di esercenti ortigiani. “Un’opera di tale fattura – dicono i rappresentanti del Consorzio – potrebbe rendere unico e dare lustro all’immondo bordello di Piazza Pancali o creare un’affascinante divertissement architettonico in un vicolo ortigiano“. Il contratto capestro abbozzato dal Consorzio prevede, oltre alle spese di ricostruzione a carico della cittadinanza, l’esenzione totale dalla raccolta differenziata e dal pagamento della Tari, il suolo pubblico gratuito fino alla 4 generazione e l’assimilazione della struttura a luogo di culto per non pagare l’Ici.
Le forme geometriche, il massiccio utilizzo di vetro e acciaio, lo schema dello Stomachion archimedeo, hanno solleticato l’interesse del mondo dell’architettura. Per questo motivo, da più parti, è nata la necessità di bandire un Concorso internazionale di idee. Il capitolato di gara, blindatissimo, garantirebbe 12 anni di free drink all’architetto o allo studio di progettazione che presenterà il miglior progetto esecutivo in grado di integrare insieme: “Bar Monstre”, la Carrozza del Senato e l’albero di natale tortile. La sfida è aperta.
Fideistica
Prevede l’istallazione del manufatto architettonico all’interno del Parco delle sculture della pista ciclabile e la sua trasformazione in mausoleo per la venerazione di Francesco Italia. La struttura resterebbe in gestione al concessionario che allestirebbe un museo di cimeli per alimentare il culto del Sindaco. Tra i pezzi in esposizione: la prima bici con le rotelle; il saio di corda degli anni universitari; un paio mocassini dismessi; l’album con le foto di tutte le processioni a cui ha partecipato nel mondo, un lampadario D&G, i guanti di camoscio con le tracce di presunte stimmate e il biglietto di aucuroni degli ex consiglieri comunali Malignaggi e Rabbito.
– “Prego” – disse porgendo al cassiere del bar una banconota da venti euro ed uno scontrino su cui erano segnati due caffè.
– “E che ci devo fare io con questi?” – replicò dopo una breve pausa il cassiere stizzito.
– “Mi dispiace ma non ho spicci”.
– “Ma come glieli cambio io questi?”.
– “Guardi, non saprei. Trovi un modo”.
– “Ma almeno mi dica se vuole due da dieci, quattro da cinque, se vuole moneta”.
– “No guardi, non ci siamo capiti, io devo pagare due caffè. Questo è lo scontrino che mi avete fatto voi!”.
– “Ah!!!, mi scusi ma non l’avevo visto!!! Siccome non ne facciamo mai…”
– “Certo, capisco. E che vuole fare? Lo storniamo? Non vorrei averla messa in difficoltà”.
– “No, ormai l’abbiamo fatto, pazienza…”
– “Mi scusi ancora per il disguido, se avessi saputo…”
– “Non si preoccupi, ogni tanto qualche scontrino lo dobbiamo fare. Ecco il suo resto”.
– “Grazie mille e arrivederci”.
– “CAMMELOOO” – urlando rivolto al ragazzo del bar – “a prossima vota ca fai nu scontrino pi du cafè t’ammazzo!”.
– Tolcetto? Caffettino? Un amaro, un prenty?
– No, grazie, magari della frutta… cosa avete?
– Abbiamo meloncino cantalupo, uva, ananas, frutti di bosco, giggiulena e sorbetto a limone…
– SI potrebbe avere un misto di uva e frutti di bosco?
– Cetto! Ora ce la potto.
(dieci minuti dopo)
– Preco…
– Ehm… ma quest’uva…
– Quacche pobblema?
– Beh, sembra più di là che di qua… è marcia!
– Non è marcia, da noi è… così.
– No, io non la mangio, la può portare via.
– Virissi ca sulu lei si sta lamentanto, i nostri clienti se la manciano così…
Concerto di Capodanno, tutto pronto al Teatro Comunale di Siracusa. Il bando di gara andato deserto non ha scoraggiato l’Amministrazione che ha reclutato le migliori realtà locali per quello che il Corriere del Biviere ha definito l’evento che surclasserà Vienna.
A dirigere l’Arenella Philharmonic Orchestra, il Maestro Spampinato, polistrumentista e vocalist reduce da un fortunatissimo tour nelle pizzerie della provincia. Spampinato si è detto onorato di poter condurre un ensemble di tale comprovato livello artistico.
Fiore all’occhiello della matinée, la partecipazione del giovane Ancelo, il ragazzo prodigio di viale Tunisi capace di coprire 8 ottave con la voce e di scandire “avanti insieme” coi rutti. Ancelo interpreterà alcune arie del repertorio classico e per il gran finale delizierà gli intervenuti con un omaggio a Johann Strauss dal titolo”La Marcia di Rametta”.